l’imprenditrice agricola di eboli

«Il legame con la terrà? È l’istinto materno»

EBOLI. L’agricoltura si tinge sempre più di “rosa”. È, infatti, in crescita esponenziale il numero delle donne che decidono di misurarsi con le colture, le viti e i campi. Dati in continuo aumento...

EBOLI. L’agricoltura si tinge sempre più di “rosa”. È, infatti, in crescita esponenziale il numero delle donne che decidono di misurarsi con le colture, le viti e i campi. Dati in continuo aumento soprattutto al Sud, in Campania e nel Salernitano dove il 19 per cento di aziende agricole è a guida femminile. «Le donne vivono la terra in maniera differente, è il loro istinto materno che le porta a voler custodire e preservare il patrimonio naturale. È un rapporto viscerale. È questo il nostro valore aggiunto», spiega Annamaria Cascone, 31 anni, titolare dell’azienda agricola di famiglia. Nella Piana del Sele, ad Eboli, guida l’attività di coltivazione delle insalatine da taglio, è delegata provinciale Coldiretti Giovani e si dedica alla ricerca di antichi legumi per far in modo che non si estinguano.

Perché sempre più le donne scelgono di affrontare la dura vita dei campi?

Perché è insita in loro una naturale vocazione al voler preservare la terra e custodirla per i propri figli. Inoltre abbiamo la capacità di instaurare un rapporto esclusivo con i nostri dipendenti. I miei otto collaboratori mi considerano come una sorella. Gli sono vicina in ogni momento, quasi fossi una psicologa,

Come mai ha deciso di seguire le orme dei suoi nonni e dei suoi genitori e dedicarsi all’agricoltura?

Quando ero piccola quasi mi vergognavo di essere figlia di contadini e mio padre, conscio di quanto sia duro lavorare in questo settore, ha provato a dissuadermi. Poi, mentre ero all’Università, ci fu un’emergenza e per un periodo è servito il mio lavoro in azienda. Da allora non sono andata più via e adesso sono orgogliosa della mia ascendenza. Siamo noi che sfamiamo il nostro Paese.

Cosa ha trovato di unico in questo lavoro?

Questo settore negli anni è cambiato molto e implica un minore sforzo fisico. Trascorro gran parte del tempo in ufficio tra le scartoffie e devo essere allo stesso tempo meteorologa, economista e psicologa prima che contadina. Ma nulla mi dà più gioia del contemplare la natura, poter camminare a piedi nudi sul terreno preparato per le coltivazioni. C’è un continuo rimando di energia. Ormai soffro quando sto troppo tra le scartoffie.

In un’azienda di quarta gamma come la Sua l’innovazione è spinta al massimo, ma Lei ha uno sguardo attento anche alla tradizione

Con mio padre condivido la passione per i fagioli. Per questo sono spesso in giro nei posti più sperduti del Cilento e della regione alla ricerca di antichi legumi che solo pochi anziani ancora coltivano e che rischiano di scomparire. Non dimenticherò mai le lacrime di commozione di uomo di 92 anni che mi ha affidato una particolare varietà di fagioli che solo lui ancora riusciva a far crescere. Quest’anno ne ho recuperati 7 tipologie differenti che ho fatto crescere in serra e che ora sono pronte per la coltivazione. In Campania ci sono almeno 60 tipi di legumi diversi, una biodiversità che dobbiamo tutelare. È la nostra memoria e la dobbiamo custodire e tramandare.

Ci sono ancora pregiudizi rispetto alle donne che si dedicano alla terra?

C’è chi ancora si stupisce a vedermi alla guida del trattore o di un camion. Alle volte capita che arrivi qualche tecnico che deve riparare un macchinario e si meravigli della mia competenza. Ma io non ho dubbi sul fatto che le donne sappiano fare meglio di tanti uomini questo lavoro. Al Sud abbiamo un valore eccezionale e una passione smoderata che ci fanno vincenti.

Che cosa consiglierebbe a una giovane che volesse intraprendere questa strada?

La considererei innanzitutto una visionaria e, per questo, un’eroina. Poi se, come è stato per me, a muoverla è una grande passione la incoraggerei perché potrà ottenere risultati strepitosi. Bisogna crederci fino in fondo e fare rete: vinciamo se siamo unite.

Eleonora Tedesco

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