Il kalashnikov consegnato per una donna

Scafati: dietro il gesto di Giuseppe Di Maio potrebbe esserci una delicata questione familiare

SCAFATI. Non è l’ultimo arrivato il pregiudicato Giuseppe Di Maio. Il 48enne scafatese autore della consegna del kalashnikov, con la richiesta di un colloquio col magistrato dda Giancarlo Russo, sapeva quel che faceva.

La questione verte tutta sulle ragioni del gesto, eseguito commettendo il reato di evasione dagli arresti domiciliari, dov’era detenuto e la detenzione illecita di arma clandestina. È noto alle cronache giudiziarie per reati contro il patrimonio e attività di spaccio di sostanze stupefacenti in concorso con la moglie, fuori dai clan di camorra. L’azione clamorosa compiuta il giorno di carnevale è una storia strana, con i risvolti racchiusi nel contenuto della “chiacchierata” svolta davanti al sostituto procuratore Russo, già in forza alla procura di Nocera Inferiore per anni prima del trasferimento agli uffici di Salerno.

«Voglio parlare solo con lui, ho un fucile mitragliatore in auto”. I Carabinieri intervenuti hanno rinvenuto l’arma da guerra, sottoposta immediatamente a sequestro dopo la perquisizione dell’autovettura, accompagnando in regime di sicurezza il pregiudicato all’ufficio del pubblico ministero.

Lo stabiese Di Maio ha ottenuto quel che voleva con un insolito ed efficace scambio, consegnando un’arma in cambio di un colloquio, probabilmente destinato ad avere sviluppi in un futuro prossimo. L’arma da guerra era un oggetto utile per arrivare all’obiettivo: a carico di Di Maio, la cui posizione è passata al setaccio dagli investigatori, ci sono episodi di spaccio di stupefacenti, rapporti con altri trafficanti di cocaina fuori regione, precedenti vari e un inseguimento dritto al casello autostradale, testa a testa con i carabinieri, dopo il furto di una Clio Renault sottratta all’interno del parco Arbostella a Salerno.

Infine, lascia pensare una richiesta di aiuto pubblica, raccontata per la moglie al quotidiano “Metropolis”. Un’intervista disperata e meditata. Regina Tiano, 35enne, compagna dell’uomo, era in carcere a Fuorni. Che sia una donna, anche questa volta, la ragione del suo gesto?

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