Il jazz dentro un calice assaporando il vero Cilento

Il futuro è un ritorno al passato con il recupero della prima linea di bottiglie

di Barbara Cangiano

Che cosa ci fanno John Coltrane, Miles Davis ed Ella Fitzgerald tra i grappoli maturi che godono della brezza sospesa tra cielo, mare e collina di Prignano Cilento? Improvvisano una melodia soave, che nasce da quella terra fiera e rugosa dove, fino a cinquant’anni fa razzolavano galline ovaiole. Oggi l’azienda De Conciliis è un colosso che, coniugando modernità e tradizione, rispetto delle radici e straordinaria vis creativa, ha saputo farsi conoscere ed apprezzare in Giappone, Belgio, Svizzera, Germania, con in testa gli Usa, dove finisce all’incirca il 30 per cento di una produzione che per metà alimenta il Cilento e la Costa d’Amalfi. Luigi, Bruno (nella foto), Paola e suo marito Giovanni Canu, sono i pilastri di un’oasi di sessanta ettari, diciotto dei quali vitati, che dopo sacrifici e sperimentazioni, sa regalare bottiglie curatissime, impreziosite da un’attenzione particolare per il segno grafico che ne enfatizza l’identità monolitica ed eclettica caratterizzata già dai nomi di battesimo. Il guerriero di casa è il Naima, un Aglianico in purezza che è un pò la «pietra filosofale», ispirato ad una delle composizioni più celebri che John Coltrane dedicò alla sua prima moglie, Juanita Naima Grubb. Richiama invece l’estasi dionisiaca - garantendo il massimo dell’ecofriendly - il blend di Primitivo ed Aglianico Bacioilcielo, mentre l’Aglianico dop Cilento Donnaluna rende omaggio ad una prozia a cui la squadra di viticoltori cilentani era particolarmente legata. La storia dei bianchi non è meno affascinante, con il Fiano Antece fatto alla maniera degli antichi, perchè lasciato a fermentare sulle bucce come un rosso e poi custodito gelosamente nelle botti di rovere con le fecce fini. E’ invece partorito dalla vigna più vecchia, il Fiano in purezza Perella, che, manco a dirlo, evoca la straordinaria Ella Fitzgerald, mentre si ispira a Miles Davis lo spumante Brut Selim, un’improvvisazione su tema melodico che si offre ai palati come la bottiglia ideale da portare in barca per una gita alla riscoperta dei romantici tramonti cilentani. L’elenco dei prodotti di casa De Conciliis è lungo ed in continuo divenire, come i progetti di una struttura che oggi guarda alla Cina, perchè come spiega Luigi, «bisogna essere sempre sensibili ad intercettare i mercati, soprattutto in tempi di crisi». Ma anche se il clima nazionale non è dei più felici, la fortuna non sembra aver mai smesso di baciare l’oasi incontaminata di Prignano, dove fino a mezzo secolo fa si allevavano galline ovaiole ed i grappoli finivano nella cantina sociale di Rutino. «Poi, per fortuna o per sfortuna, a seconda dei punti di vista, le cantine sociali non ebbero una buona sorte e così nostro padre iniziò a dedicarsi in proprio al vino con piccole lavorazioni», spiega Luigi. Un’avventura costruita tassello dopo tassello, con le prime alchimie, talmente ben riuscite, da dare la carica per il grande salto: imbottigliamento ed etichettatura. La data d’esordio di casa De Conciliis è il 1996: Donnaluna e Perella iniziano a fare capolino tra enoteche e ristoranti e a far conoscere agli enoappassionati un Cilento dal sapore moderno, seppure rispettoso della sua storia e del suo background. Il domani è un ritorno al passato, nel segno della memoria: «Stiamo pensando di rimettere in produzione i nostri primi vini, che lasciarono un buon ricordo e che oggi vorremmo fossero protagonisti di una linea da banchetto. Una linea con meno pretese e dunque più economica, che non sacrifica però mai la qualità», ci tiene a sottolineare Luigi. Cannetiello, Tempadoro, Temparubra e Temparosata stanno dunque per riaffacciarsi tra aperitivi, cene di gala ed happy hour. Le etichette? Facile immaginare che toccherà anche in questo caso all’estro del grafico Mario Cavallaro e dell’enologo Bruno De Conciliis, riscriverle respirando l’attualità.

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