Il Governo: in Campania due termovalorizzatori

Oltre a quello di Acerra, nel decreto Sblocca Italia se ne predeve un altro Dovrà trattare 300mila tonnellate all’anno. Tutti gli indizi portano a Salerno

Termovalorizzatori: il Governo va avanti sulla strada che porta alla realizzazione di nuovi impianti per il trattamento termico dei rifiuti. E torna a spuntare l'ipotesi di un secondo impianto in Campania e la pista che porta a Salerno torna ad essere la più accreditata. Dopo vari stop dovuti alle resistenze delle Regioni, lo scorso 5 ottobre è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto, approvato il 10 agosto scorso da Palazzo Chigi per “l'individuazione della capacità complessiva di trattamento degli impianti di incenerimento di rifiuti urbani e assimilabili in esercizio o autorizzati a livello nazionale, nonchè individuazione del fabbisogno residuo da coprire mediante la realizzazione di impianti di incenerimento con recupero di rifiuti urbani e assimilati”.

Si tratta, in buona sostanza, dei termini attuativi dell’articolo 35 dello “Sblocca Italia”. Allo stato attuale in Campania è in funzione il solo termovalorizzatore di Acerra che ha una potenzialità di trattamento dei rifiuti urbani e assimilabili di 600mila tonnellate l’anno. Ma per il Governo non basta.

«La regione – ricordano da Palazzo Chigi – è oggetto di condanna da parte della Corte di giustizia europea, sancita da ultimo con sentenza del 16 luglio 2015, per violazione dell’articoli 260 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea ed è altresì oggetto di procedura d’infrazione relativa ai Piani di gestione dei rifiuti per violazione della direttiva 2008/98/CE. Per tali motivi – si legge nel dispositivo licenziato dal Governo – la regione è stata individuata per la realizzazione di un nuovo impianto di incenerimento con una capacità pari a 300mila tonnellate l’anno di rifiuti urbani e assimilati».

Nel decreto ministeriale non si fa cenno all’eventuale ubicazione dell’impianto, ma molti sono gli indizi che portano a Salerno e all’area già individuata di Cupa Siglia, a ridosso dell'impianto della Italcementi, al confine con il comune di Pontecagnano e il comprensorio dei Picentini. Il primo riguarda la capacità di trattamento. Le 300mila tonnellate indicate dal Governo sono le stesse per cui il termovalorizzatore, voluto inizialmente dall’ex sindaco di Salerno, Vincenzo De Luca, in qualità di commissario di Governo e poi confermato dall'amministrazione provinciale guidata da Edmondo Cirielli, era stato progettato. Poi, come si ricorderà, tutto fu bloccato. A metterci una pietra sopra era stato anche l’aggiornamento del Piano regionale dei rifiuti, approvato ad agosto scorso, nel quale si sosteneva che il solo impianto di Acerra avrebbe potuto bruciare fino a 750mila tonnellate di frazione organica tritovagliata. Una capacità che, sommata all'incremento della raccolta differenziata (che entro il 2019 dovrebbe arrivare al 65 per cento), negli anni avrebbe contribuito a far diminuire la quota di rifiuti da incenerire, rendendo di fatto inutile la costruzione di un secondo impianto.

Tuttavia, il 17 novembre scorso, la Provincia di Salerno ha ufficialmente acquistato i suoli, liquidando per 1.920.130 euro gli espropri dei 24mila metri quadri di terreno sui quali dovrebbe sorgere l'impianto. Uno spreco per un’opera che non si realizzerà mai? Non è detto. Le questioni ambientali allo stato dell'arte sono materia concorrente tra la Regione e lo Stato, così come previsto dalla Costituzione.

Ma lo scenario è destinato a cambiare nel caso in cui dovesse passare il referendum sulla riforma del Titolo V della Costituzione, che ha tra i principali sponsor proprio il presidente della Regione Campania. Infatti, con la riscrittura dell'articolo 117 della Costituzione le competenze su ambiente, ecosistema e tutela del paesaggio diventerebbero di competenza esclusiva dello Stato, estromettendo di fatto le Regioni da decisioni importanti come quella, appunto, di costruire un nuovo termovalorizzatore.(m.a.c.)

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