politica e giustizia

Il giudice Russo non lascia il processo d'appello a De Luca

Malgrado l'interrogazione parlamentare di Sinistra Italiana sulla sua presunta incompatibilità, il presidente del collegio che venerdì prossimo avvierà il dibattimento sul caso del termovalorizzatore, si dice "tranquillo" e resterà al suo posto

SALERNO. L'interrogazione parlamentare dei deputati di Sinistra Italiana, Arturo Scotto, capogruppo alla Camera, e Claudio Fava, non l'ha smosso di un millimetro e dunque Michelangelo Russo, il presidente del collegio che venerdì prossimo avvierà il dibattimento in Appello sul caso del termovalorizzatore, sarà regolarmente al suo posto. Nel procedimento è implicato Vincenzo De Luca, che in primo grado è stato condannato a un anno con pena sospesa, e i deputati di Si hanno sollevato una questione di incompatibilità: Russo in passato era stato accusato di una presunta violazione dei computer del tribunale nel tentativo di recuperare gli atti di un'altra inchiesta che coinvolgeva l'ex sindaco di Salerno. Quel comportamento di Russo non ha mai avuto un approdo penale, ma questioni di opportunità consiglierebbero, secondo Scotto e Fava, un suo passo indietro nel processo sul termovalorizzatore, quello del "reato linguistico", la giustificazione dietro la quale si trincera De Luca per tentare di spiegare la nomina di un suo fedelissimo a project manager. Ma in Italia è già difficile che qualcuno lasci il proprio incarico di fronte ad evidenze giudiziarie, figuriamoci nel caso in cui si parla di questioni morali, roba che non si mangia, né si tocca concretamente.

E dunque Russo, dicendosi "tranquillo" e non rinuncerà al processo, almeno non di sua volontà. Intanto sta preparando un corposo incartamento che consegnerà ad inizio settimana al presidente del distretto della Corte d'Appello di Salerno, Matteo Casale.