Il ghetto della bufalara Stranieri accampati tra i rifiuti e il degrado

Nell’agosto dello scorso anno lo sgombero dei carabinieri Intorno all’edificio storico c’è una baraccopoli di disperati

CAPACCIO. Cittadini extracomunitari, per la maggior parte originari del Marocco, che vivono in baracche fatiscenti, roulotte e strutture pericolanti. È questa la situazione in cui si trovano a Capaccio decine e decine di stranieri partiti dal loro Paese e approdati in Italia con la speranza di una vita più dignitosa. E, che si trovano, invece, a vivere in condizioni al limite della decenza in strutture prive di servizi igienico sanitari.

È il caso di quasi tutti gli stranieri sgomberati dal complesso denominato “La bufalara”, uno dei monumenti storici della Paestum minore più rappresentativo dell’antico borgo rurale di Gromola. Ed oggi ostaggio del degrado e dell’indifferenza delle istituzioni, che pezzo dopo pezzo sta crollando.

L’immobile, ex bene dell’Ersac, oggi di proprietà della Regione è stato fino a qualche tempo fa rifugio per decine di extracomunitari. L’ultima operazione di sgombero risale all’agosto del 2012. Una ventina gli extracomunitari allontanati con un’operazione congiunta di polizia locale e carabinieri. All’interno dei locali furono rinvenute anche siringhe e tutto l’occorrente per l’uso di droga, oltre ad una montagna di rifiuti.

Alcuni di loro però non si sono spostati di molto. È il caso di un marocchino che vive in Italia dal 1982, sposato con un’italiana scomparsa diversi anni fa. È uno degli sgomberati che ha trovato rifugio in una sorta di baracca in legno senza servizi igienici, attaccata alla parete dell’edificio principale della Bufalara, dove vive insieme ad un connazionale. Vicino alla baracca, con una specie di porta in parte realizzata con un pezzo di stoffa si trova una roulotte fatiscente, qualche panno stesso e un cane in pessimo stato. Dentro manca l’acqua e la luce arriva grazie all’attacco «fornito da un amico vicino». «Sono anni che vivo in queste condizioni – dice il marocchino in un italiano stentato – prima quando ero sposato avevo una casa. Dopo che ci hanno sgomberato vivo così e spero che qualcosa un giorno possa cambiare».

Sul viso segni di tagli e punti di sutura, lui dice di aver avuto un incidente ma sarebbe il risultato di una lite finita a coltellate. «Non è l’unico che vive così, ce ne sono altri qui attorno – afferma una signora anziana – ogni sera si radunano decine di stranieri e spesso finiscono per litigare». A poche centinaia di metri un altro extracomunitario vive in una roulotte ed utilizza un rudere fatiscente dove sono custodite alcune galline, che sta lavorando in un campo, probabilmente per conto di un privato. Nella stessa zona altre baracche utilizzate da extracomunitari.

Un pugno nell’occhio per la borgata che dice di non sentirsi sicura. Molti stranieri purtroppo vivono nell’illegalità, si rendono responsabili di piccoli furti e spaccio. Tanti hanno invece un permesso di soggiorno e si spezzano la schiena nei campi sottopagati e nei lavori più umili. Una vita difficile fatta di sofferenza e rassegnazione.

Angela Sabetta

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