LA QUERELLE

Il duello a colpi di statue

Agropoli ne ha una di San Francesco, Ogliastro ne progetta una gigate di Padre Pio

Ciak, motore, azione. Se fosse un film non potrebbe che essere un western vecchio stampo, con Sergio Leone alla macchina da presa; o Clint Eastwood: indifferentemente regista o protagonista. E il set - strade polverose, lande semideserte, poca gente e silenziosa - non sarebbe un problema: guasterebbe solo il mare, sì, perché obiettivamente l’Arizona non è il Cilento del mare blu come le bandiere che espone con orgoglio ogni estate.

I duellanti, invece, ci sono, e idealmente si guardano negli occhi ai classici dieci passi di distanza, tra il saloon e il ferracavalli, sulla strada principale del paese: anzi, dei paesi: Agropoli e Ogliastro Cilento, l’uno attaccato all’altro, praticamente l’uno nell’altro. I duellanti sono, ovviamente, i due sindaci: alla vostra destra, Franco Alfieri, primo cittadino agropolese; alla vostra sinistra, Michele Apolito, alla guida dell’amministrazione di Ogliastro Cilento: più o meno ventimila persone amministrate dal primo, poco più di tremila dal secondo.

Sfide tra uomini politici ce ne sono sempre state, ce ne sono tuttora e ce ne saranno in futuro: e motivi per piccole o grandi lite non ne mancheranno mai: dall’Unione dei comuni dell’Alto Cilento, di cui Agropoli è capofila, e abbraccia, tra gli altri, Torchiara, Prignano, Rutino e Laureana, ma senza Ogliastro, che, pur nello stesso fazzoletto di terra, ha preferito consociare i propri servizi comunali con Magliano Vetere e Stio, non esattamente a un tiro di schioppo; alla questione della strada che collega i due paesi: amministrativamente a carico di Agropoli, ma preziosa per i residenti di Ogliastro e, provate a indovinare, non proprio in condizioni perfette per il transito, con le reti idriche e fognarie non da portare ad esempio come modello di infrastrutture.

No, proprio non mancano ai due sindaci motivi per sfidarsi a distanza, pur militando nello stesso partito, il Pd, però naturalmente in aree e con alleanze di riferimento diverse. Stavolta, però, incuriosisce l’arma scelta per l’ultimo sberleffo reciproco: le statue; sì, le statue, avete letto bene.

Agropoli ha già dato, e lo ha fatto in grande: sulla collina di San Marco troneggia una grande statua di San Francesco realizzata dal compianto padre Sinforiano Basile, ma non basta: Alfieri ora progetta una seggiovia panoramica che colleghi il litorale agropolese al monumento; una sorta di Prater viennese - e chissà che non si arrivi a pensare anche alla ruota panoramica.

La risposta di Apolito è, se possibile, ancora più nel segno del gigantismo, come se la Torre di Babele non avesse insegnato niente a nessuno. Il progetto: ai 508 metri del Tempone degli zingari, più alto del colle San Marco e da quello distante in linea d’aria poche centinaia di metri, il sindaco di Ogliastro progetta l’omaggio a Padre Pio: trattenete il respiro: nientepopodimenoche settanta metri di statua con braccio destro in posa benedicente ed orientato verso il Sannio - terra natale del frate cappuccino - più una chiesa a forma quadrangolare di enormi dimensioni più sul lato sinistro della statua, all’altezza del cuore, un loggiato nel quale verrebbero celebrate le funzioni religiose per il prevedibile, numeroso popolo di fedeli.

Prendete fiato: il plastico è già pronto, sembra quasi “Le mani sulla città” di Rosi, è persino esposto nell’aula consiliare; c’è anche il finanziatore: un facoltoso imprenditore nel settore dolciario-caseario di Torino, ma campano di origini, pronto ad aprire il portafogli. E Apolito ha anche ospitato più volte il responsabile regionale dei gruppi di preghiera, Gianni Mozzillo, che ha già visionato il plastico.

Una sfida a colpi di monumenti non s’era mai vista, né sentita; dunque per una volta il Cilento primeggerà non per acque pulite e belle spiagge, ma per un duello estetico-religioso che in pochi probabilmente ci invidieranno. E il pensiero corre veloce a un futuro non troppo lontano, a una mite sera cilentana nella quale, da un monte all’altro, in un paesaggio fantastico che consente all’occhio di tenere insieme i monti Vesole, Stella e Gelbison fino al lontano e imponente Cervati, la statua di San Francesco e quella di Padre Pio, allora già realizzata, si guarderanno negli occhi da lontano e, come per magia, si diranno l’un l’altra, parafrasando Totò: “Sti’ pagliacciate ’e ffanno sulo ’e vive: nuje simmo serie... appartenimmo a morte!”.