Il dolore del papà: «Come me l’ha ridotta...»

Il triste rituale del riconoscimento del cadavere al “Ruggi”. Lo zio: «l’ho vista sabato, era felice»

SALERNO. «Come me l'ha ridotta, Raffaè...Come me l'ha ridotta quell'uomo di niente...». Piange distrutto dal dolore e dalla rabbia e, all'uscita dalla stanza dell'obitorio in cui ha appena riconosciuto nel volto sfigurato dalle pallottole quello di sua figlia, lascia per un attimo la mano della moglie e si getta affranto nelle braccia del fratello. Le gambe gli cedono, l'affetto familiare fa fatica a sorreggerlo. È straziante assistere alla disperazione del padre di Giustina Copertino, la 30enne casertana freddata a Campigliano dall'ex marito, il 35enne Salvatore Varavallo, che dopo aver ucciso la donna nel piazzale esterno del Fiore Club si è puntato l'arma alle tempie e ha premuto il grilletto.

Sono da poco passate le 13 quando il padre della donna esce da una stanza dell'obitorio del "Ruggi" in cui i carabinieri lo hanno condotto insieme a sua moglie e ai suoi due figli - il fratello maggiore e la sorella minore di Giustina - per effettuare il pietoso rito del riconoscimento della salma. Fuori, ad attendere quel che resta di una famiglia devastata da un lutto tanto improvviso quanto scioccante, alcuni parenti arrivati dal Casertano. Dei familiari di lui neanche l'ombra. Mentre il padre di Giustina cerca conforto nelle braccia dei suoi cari, la madre urla «Non poteva salvarsi, non poteva salvarsi...» e ha un mancamento; la sorella si stacca dall'abbraccio protettivo del fratello maggiore e vomita in un angolo. Persino i militari che presidiano la zona in cui stazionano i parenti della donna hanno un moto di commozione e cercano di dare conforto. «Ha distrutto tre famiglie in un colpo solo», commenta un cugino di Giustina fuori dall'obitorio riferendosi a Salvatore; «Chi mai se lo sarebbe aspettato da lui...», gli fa eco un altro parente con voce rotta dal dolore.

Da circa un anno Giustina e Salvatore non stavano più insieme per volere di lei che da Sant'Arpino di Caserta era tornata a casa dei genitori a Casal Di Principe. «Salvatore non si era mai rassegnato e di tanto in tanto litigava con Giustina perché voleva che lei tornasse da lui ma non era un violento, non l'ha mai minacciata. Qualche volte l'ha attesa sotto casa e così Giustina, che nel frattempo aveva cominciato a frequentare un altro uomo, si era rivolta ai carabinieri ma più per scoraggiare il suo ex che per reale paura che potesse farle del male», racconta una persona vicina alla famiglia.

«La verità è che tutti hanno sottovalutato il problema», taglia a corto un altro parente; «Sembra di stare in un incubo», ripete uno zio di Giustina che proprio sabato sera l’aveva incontrata: «Era felice e serena - racconta - mi ha detto che andava tutto bene». «Lei ora doveva stare a casa con noi - dice il padre mentre va via - e lui in carcere. Così sarebbe dovuta finire questa storia».

Fiorella Loffredo

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