la buona sanitÁ 

«Il coraggio di un primario ha salvato mia madre»

Il coraggio di un primario che si fa carico d’un intervento delicatissimo. E il figlio d’una donna in coma che racconta la sua storia di buona sanità: «Basta con i luoghi comuni sull’ospedale di...

Il coraggio di un primario che si fa carico d’un intervento delicatissimo. E il figlio d’una donna in coma che racconta la sua storia di buona sanità: «Basta con i luoghi comuni sull’ospedale di Battipaglia!».
Accade tutto in un venerdì di metà gennaio: nel primo pomeriggio, una settantottenne di Battipaglia, la signora Mafalda, mamma del giornalista Gianluca Barile, ricoverata al “Santa Maria della Speranza”, entra in coma. Un calvario infinito, quello della donna, che da sette anni si sottopone a terapie per contrastare gli scompensi epatici. Il figlio invia immediatamente la cartella clinica della madre a medici di sua conoscenza, che hanno seguito la donna in questi lunghi anni di malattia. Ciò che cura può consumare, tant’è che le vene della donna ormai non esistono più, né sulle braccia, né sulle gambe, né ad altezza degli arti inferiori. Piagati completamente. Molti camici bianchi parlano d’accanimento terapeutico: sconsigliano a Barile d’intraprendere l’unica strada praticabile, quella dell’accesso venoso centrale, e gli suggeriscono di mettersi l’animo in pace, d’accettare l’ineluttabile.
Il giornalista si rintana in cappella in compagnia dell’ex senatore Roberto Napoli, medico legale che è passato in ospedale per vedere Barile. Mentre i due pregano, la cartella clinica finisce nelle mani di Raffaele D’Amato, primario di Anestesia e Rianimazione dell’ospedale battipagliese. Spulciate le carte, il medico corre dai due: l’intervento non è accanimento, dice, ma un’operazione necessaria per salvare la vita alla donna. E dà il via libera all’operazione assumendosi responsabilità che altrove avevano rifiutato. Un intervento delicatissimo, ma i medici scongiurano le emorragie. Ora la donna è a Medicina generale. «D’Amato e Napoli m’hanno salvato da un errore imperdonabile», racconta Barile.
©RIPRODUZIONE RISERVATA