TOGHE SPORCHE

Il consorzio da ripulire e le sue ditte eccellenti

Le imprese di ReseArch “perseguitate” a Napoli: così iniziarono le pressioni

SALERNO - Un giro di corruzione e concussioni messo in atto per riuscire a “ripulire” l’immagine del consorzio di imprese - tra le componenti anche alcune molto importanti - dai timori che si erano creati dopo che alcuni consorziati erano stati raggiunti dalle interdittive antimafia emesse dalla prefettura di Napoli. Da qui la decisione di trasferire la sede legale della ReseArch a Salerno, sperando in varie amicizie per ottenere che il gruppo d’imprese guidato dall’imprenditore vesuviano Francesco Vorro, coadiuvato dal generale della guardia di finanza in pensione Fabrizio Lisi, fosse inserita nella “white list” della Prefettura e non avere più problemi a svolgere la propria attività imprenditoriale. Ruota attorno a questa “esigenza” l’inchiesta che ha portato ai domiciliari il magistrato Roberto Penna di Salerno, la sua compagna, l’avvocato Maria Gabriella Gallevi di Eboli, il “factotum” Umberto Inverso, 59enne bancario di Salerno, lo stesso generale Lisi e Vorro. E tra le aziende finite nel mirino della Prefettura napoletana ce ne erano alcune che lavoravano anche in provincia di Salerno o stavano realizzando opere importanti.

Le ditte. Il nove giugno del 2020, fu colpita da interdittiva antimafia una delle imprese consorziate del “ReseArch”. Si trattava di un’azienda di primo livello, la “Passarelli spa”. Solo 17 giorno dopo, toccò alla “Lumir srl” (poi denominata “Milù s.r.l.”, con gli stessi soci ed amministratori) e il 10 agosto toccò alla “Kairos Restauri srl”. Passa un anno e la Prefettura di Napoli emette altre misure interdittive di cui una, il 15 giugno del 2021, sarà a carico della “Pro.Co.Gest srl” della famiglia Piccolo (già coinvolta in plurime vicende giudiziarie per la vicinanza al clan dei casalesi, della fazione Zagaria). Tra le consorziate del “ReseArch” e citate indirettamente dal gip del tribunale di Napoli risultano anche aziende non raggiunte da interdittiva. Come, ad esempio, la “D’Agostino Costruzioni Generali s.r.l.” che, secondo quanto scritto dal gip Rosamaria De Lellis, avrebbe avuto rapporti con alcune persone coinvolte in un’indagine della Procura di Salerno per associazione per delinquere. E fra le ditte citate indirettamente anche la “Samoa Restauri srl”, controllata dalla “Caccavo s.r.l.”, riconducibile ad Anna Maria Caccavo, già consigliere di amministrazione della ReseArch, finita collateralmente in un’indagine che riguardava, tra l’altro, anche affidamenti di una perizia ad una società per azioni che a sua volta era riconducibile a un imprenditore siciliano sospettato di essere stata vicina al latitante Matteo Messina Denaro. Una situazione non facilmente affrontabile. Va ricordato che per le aziende raggiunte da interdittive antimafia il provvedimento ha un periodo di validità, sono soggette a ricorsi, revoche ed di altri azioni che le depotenziano o li eliminano. Nonostante questo, Vorro avrebbe voluto portare la sede legale della ReseArch a Salerno, fidando su una ripulitura di immagine del consorzio di imprese, garantita dalla presenza del generali Lisi e grazie anche alle entrature del “faccendiere” Inverso in città.

I nomi eccellenti. La scelta di trasferire a Salerno il consorzio forse non aveva tenuto conto che molte di quelle aziende avevano svolto lavori pubblici importanti. E, quindi, erano ben note. A partire dalla Passarelli che si era occupata della costruzione della Cittadella giudiziaria e della Stazione Marittima, due opere di grande importanza e frutto della progettazione delle archistar David Chipperfield e Zaha Hadid. L’importante ditta della Penisola Sorrentina a Salerno era ben conosciuta non solo per la nuova struttura giudiziaria (appalto da 14 milioni di euro) o della nuova stazione marittima (da 15 milioni di euro) o per il secondo lotto delle residenze universitarie del Campus di Fisciano (11 milioni di euro) ma pure per tante opere in tutta Italia. Conosciuta a Salerno era anche la Samoa Restauri, attualmente impegnata nella riqualificazione dei prefabbricati pesanti di via Postiglione ad Ogliara. La ditta era balzata agli onori della cronaca locale per aver chiesto, a inizio gennaio, un’ulteriore dilazione nei tempi di consegna dei lavori dal momento che «i numerosi cantieri privati legati ai bonus edilizi e sismici, promossi dal Governo hanno determinato una carenza di materie prime sul mercato che ha comportato un significativo rallentamento nelle forniture per il cantiere di Ogliara». Tra le ditte citate nell’ordinanza, poi, c’è anche la D’Agostino Costruzioni Generali, una delle aziende che aveva partecipato alla ricostruzione post terremoto a L’Aquila per la realizzazione di 170 alloggi in soli 180 giorni. La società, in passato, ha acquisito la Tecnis, subentrando così nell’appalto di Porta Ovest a Salerno, il sistema di gallerie che collegherà il porto commerciale di via Ligea allo svincolo autostradale. Ovviamente, le aziende citate non sono coinvolte nell’inchiesta della Procura di Napoli che ha portato all’arresto del sostituto procuratore di Salerno e degli altri indagati ma sono ricordate dal gip per ricostruire il quadro pregresso che avrebbe spinto - non si esclude anche senza mettere a conoscenza le singole aziende - ad architettare il piano legato al trasferimento del consorzio ReseArch nella città di Arechi.

Salvatore De Napoli