Il colera e il miracolo dei santi Pietro e Paolo

Sulla pagina del gruppo pubblico di Facebook: “Sei di Agropoli se...” Ernesto Apicella Editore ha condiviso un post sulla storia di Agropoli e, in particolare, sul colera che colpì la cittadina...

Sulla pagina del gruppo pubblico di Facebook: “Sei di Agropoli se...” Ernesto Apicella Editore ha condiviso un post sulla storia di Agropoli e, in particolare, sul colera che colpì la cittadina cilentana.

“Nonostante le misure di prevenzione, il 16 ottobre 1866 il colera colpì Agropoli. Il prefetto di Vallo della Lucania e il pretore di Torchiara accusarono di inefficienzae superficialità il sindaco Francesco Mainenti e la Commissione Sanitaria. In quei giorni, in prima linea nella lotta al morbo, il dottore Carmine Rossi, il parroco Agnello Scotti, l’agente di Sanità Marittima G. Quaranta ed i Regi Carabinieri di Agropoli e Torchiara. Ma gli agropolesi erano rassegnati. Intuivano che il colera era una piaga inesorabile, da sconfiggere solo con l’intervento Divino. Proprio in questo tragico contesto, presumibilmente, giunse da Napoli un ostensorio contenente le reliquie dei Santi Pietro e Paolo. A portarlo fu un parente di una delle numerose famiglie benestanti in quarantena. L’Ostensorio fu consegnato dai Regi Carabinieri a don Agnello Scotti, che indossato il paramento sacro, percorreva le strette e silenziose viuzze del Borgo, benedicendo le case con le Reliquie dei Santi. Gli agropolesi, chiusi nelle proprie abitazioni, pregavano ed invocavano un miracolo. Il 16 novembre, dopo un mese, improvvisamente scomparve il colera. Fatalità? Miracolo?”.