Il campus dei “corvi” tra scandali e accuse di truffa

In otto, tra docenti e professionisti, rischiano il rinvio a giudizio Lettere anonime ai Pm sulla gestione del rettore Tommasetti

SALERNO. Università e inchieste giudiziarie. Un binomio che sembra imprescindibile, specie negli ultimi anni. Perché sull’ateneo salernitano si sta posando, sempre più spesso, la lente d’ingrandimento della magistratura. L’ultimo scandalo, in ordine cronologico, riguarda docenti universitari e professionisti per i quali la Procura ha chiesto un processo con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata a una truffa sui fondi pubblici. In pratica, secondo il sostituto procuratore Rocco Alfano, si sarebbe consumato un raggiro da 1 milione e mezzo di euro.

Soldi che secondo gli inquirenti si sarebbe riusciti a lucrare presentando a ministero, Unione europea e Regione rendiconti di spesa manipolati, in cui si elencavano costi per l’impiego di personale che in realtà nel progetto non avevano mai operato oppure lo avevano fatto per un numero inferiore di ore. A rischiare il rinvio a giudizio sono in otto: i professori Saverio Salerno e Ciro D’Apice, il ricercatore Antonio Raia, il commercialista Carmine Capozzi, la moglie Simonetta Rotondi, l’assegnista Carole Montefusco, i professionisti Salvatore Montefusco e Luca Romanelli. Per altri quattro indagati (Matteo Gaeta, Vincenzo Loia, Edoardo Gisolfi e Ugo Galluccio) è stata invece la stessa Procura a chiedere e ottenere un provvedimento di archiviazione che fa ben sperare la difesa anche sulle altre posizioni. Ma attriti, sospetti e invidie sembrano essere alla base della convivenza accademica. Nell’estate dello scorso anno, infatti, giunse in Procura una lettera dattiloscritta da ambienti universitari, nella quale si lanciarono accuse pesanti alla gestione dell’Ateneo targata Tommasetti. Una lettera che ha aperto per l’Università di Salerno la stagione dei "corvi", palesando un magma di malcontento in cui le frizioni tra le diverse anime accademiche hanno ribollito fino a invocare l’intervento della magistratura. La lettera, datata 23 luglio, venne spedita pochi giorni dopo che divenne di dominio pubblico proprio la richiesta di rinvio a giudizio per la presunta truffa dei fondi europei, che vide appunto indagati docenti e personale amministrativo. I “corvi” si rivolsero allo stesso magistrato che ha condotto questa inchieste, sottoponendogli una serie di presunte irregolarità nella gestione delle procedure di appalto e nel reclutamento di personale a tempo determinato. Nelle tre pagine e mezzo scritte al computer si faceva riferimento al link del sito di Ateneo, a bandi di gara e presunti favoritismi su cui si invitava la Procura ad accendere i riflettori.

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