Il “Caffè 21 marzo” riapre i battenti Schiaffo ai burocrati 

Al Municipio firmata la determina per la gestione del bar ubicato in un locale confiscato ai clan fermo da 206 giorni 

Si riparte. Il “Caffè 21 Marzo”, il bar della speranza che era nato in un locale confiscato alla camorra, dovrebbe riaprire la serranda dopo che la burocrazia l’ha condannato ad una lunghissima inattività. C’è voluta un’eternità, ma qualcosa si è mosso: a Palazzo di Città è stata firmata la determina d’aggiudicazione. È provvisoria, ma è pur sempre un’aggiudicazione. Un successo anche per il quotidiano “la Città”, che alla vicenda ha dedicato un’articolata inchiesta che ha appunto preceduto la decisione presa qualche giorno fa dall’amministrazione comunale battipagliese.
Una determina che sorride, come prevedibile, all’unico gruppo che ha fatto domanda per l’assegnazione: si tratta della cooperativa sociale “Freedom”, costituita dagli stessi ragazzi che nel 2015 si erano federati nell’associazione “P’o ben r’o Paes”. Sono gli attivisti di Libera, i soci di “Back to Life”, di “Mariarosa”, di Legambiente e infine della cooperativa “Lazzarelle”.
Sono passati 206 giorni da quel beffardo 20 aprile, quando il bar aveva dovuto chiudere i battenti a causa della scadenza della concessione triennale prevista nel bando di gara del 2015. Chiusi per burocrazia. C’era stato tutto il tempo per poter predisporre il nuovo bando per l’affido prima che i termini della vecchia concessione scadessero, ma invece l’agognato avviso è stato pubblicato soltanto ai primi di giugno. Le candidature andavano protocollate entro l’11 luglio. E la relativa determina di aggiudicazione provvisoria, firmata dal dirigente tecnico Carmine Salerno, è stata sottoscritta soltanto il 9 novembre scorso. Tappe bimestrali, visto che, dopo la scadenza di inizio luglio, la commissione esaminatrice si è riunita a metà settembre, il 17, per stilare il verbale delle operazioni di selezione.
Al progetto “Caffè21Marzo 2.0”, presentato dalla “Freedom”, i comunali hanno attribuito un punteggio di 37 punti su 60: 9 su 15 per l’esperienza, 28 su 45 per il progetto. Ora si attende l’aggiudica definitiva per stipulare la concessione, ma una cosa è certa: il Caffè 21 Marzo, che aveva dato lavoro a molti ex detenuti, tornerà a vivere. Il «bar della speranza», come lo definì don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, nel giorno dell’inaugurazione, non è morto.
Carmine Landi
©RIPRODUZIONE RISERVATA