Il business della Pet-tc La Regione paga mille euro per l’esame

Servono per diagnosticare la presenza di cellule tumorali A Salerno le apparecchiature sono solo nei centri privati

SALERNO. Costa caro alle tasche dei cittadini di Salerno effettuare degli accertamenti per diagnosticare una neoplasia. In città una sola indagine tramite Pet-tc, macchinario di ultima generazione che riesce a individuare anche cellule tumorali così piccole che sfuggono agli altri apparecchi diagnostici, può costare dai 250 ai 400 euro, tutto dipende dalle tariffe, comunque alte, dei centri privati.

Questo accade perché negli ospedali pubblici, sia dell’Azienda “Ruggi” sia in quelli dell’Asl, non c’è neanche una Pet-tc. Chi non ha disponibilità economica, a meno che non sia esentato dal pagare (ma in tal caso occorrono dei requisiti specifici e rientrare nel codice 0,48, cioè occorre avere una grave patologia già accertata, altrimenti non c’è esenzione) deve sborsare la cifra richiesta di tasca propria.

I centri diagnostici privati convenzionati con l’Asl ricevono rimborsi erogati dalla Regione e per ogni prestazione effettuata prendono mille e 71 euro. In città ci sono centri convenzionati, centri non convenzionati e centri che non possiedono Pet-tc. Alcuni sono dotati di un proprio macchinario, altri di un’unità mobile che arriva in un determinato giorno per eseguire le prestazioni in base alle prenotazioni. I centri diagnostici che possiedono un buon macchinario lo hanno acquisto al costo di circa due milioni di euro, poi recuperano le spese con il pagamento cash o col rimborso. I centri che si affidano a un’unità mobile sostengono in media un costo per il noleggio giornaliero di circa 10mila euro. In tal caso un centro privato cittadino prenota l’unità mobile in media una volta a settimana ed esegue oltre 10 esami a volta, quindi più di 40 Pet-tc in un mese. Il business è dovuto non solo alla differenza del costo delle prestazioni su ogni esame e al rimborso ottenuto dalla sanità pubblica, ma anche al fatto che spesso intorno a questi esami se ne seguono a cascata altri, che pure hanno un costo e quindi un guadagno per la struttura. Inoltre sembra che alcuni centri non convenzionati effettuino gli esami tramite Pet-tc, ma nella contabilità aziendale l’indagine risulta sotto la voce tac per chiedere il rimborso pubblico. La Regione eroga milioni di euro a favore dei centri privati campani. Ma questo è lecito. Il paradosso è che centinaia di salernitani potrebbero effettuare tranquillamente l’esame della Pet-tc in ospedale senza che la Regione spenda un euro. Se l’indagine fosse fatta al “Ruggi”, che aspetta da giugno 2015 l’arrivo di 2milioni di euro chiesti per l’acquisto della Pet (ma la pratica è ferma), ogni esame effettuato per centinaia di ricoverati non avrebbe alcun costo per la Regione. L’indagine rientrerebbe nei Lea (livelli essenziali di assistenza) e quindi il costo rientrerebbe nella spesa complessiva che l’Ente già sostiene per ogni paziente ricoverato. Un paziente ogni giorno costa intorno agli 800 euro fino ad arrivare a diverse migliaia di euro (alcuni casi particolari anche 10mila euro al giorno).

Gli esami effettuati a Medicina nucleare del “Ruggi” nel 2015 (oncologici, neurologici e cardiologici) sono stati 6000. La metà di questi avrebbero avuto bisogno di essere effettuati con una Pet-tc. La Regione così potrebbe risparmiare 3000 rimborsi l’anno.

La beffa è che spesso gli ex degenti che ritornano in ospedale con l’esito degli esami fatti nei centri privati trovano liste d’attesa troppo lunghe per il ricovero. E chi non può aspettare è costretto a andare fuori regione, limentando il fenomeno della migrazione sanitaria che tanti soldi costa al sistema sanitario regionale.

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