LA DECISIONE

Il boss di Pagani si riprende la casa nel cuore della “Lamia” 

Revocate le misure patrimoniali nei confronti di Antonio Petrosino D’Auria. I giudici confermano l’applicazione della sorveglianza speciale per tre anni

PAGANI - Tre anni di sorveglianza speciale per Antonio Petrosino D’Auria, ritenuto il boss dell’omonimo clan della Lamia a Pagani, con l’obbligo di soggiorno nel comune dell’Agro. Lo ha deciso ieri la Corte d’Appello di Salerno su richiesta della Procura generale, revocando al tempo stesso la confisca della proprietà immobiliare in via Amendola, nel cuore del centro storico cittadino, cointestata anche alla moglie Rita Fezza (figlia di Salvatore Fezza, ucciso in un agguato camorristico a Pagani) oltre ad alcuni conti precedentemente bloccati dall’autorità giudiziaria.
Le misure di prevenzione, scattate tre anni fa sulla scorta di approfondite indagini della Polizia, erano tornate al vaglio della Corte d’Appello dopo l’annullamento deciso in Cassazione, con nuovi elementi indiziari sulla materiale disponibilità economica dell’indagato e sulla conseguente capacità di affrontare l’acquisto e la ristrutturazione dell’immobile.
La Corte d’appello ha ravvisato la bontà delle indagini della difesa (gli avvocati Matteo Feccia e Giuseppe Della Monica) che ha esibito due contratti preliminari di vendita e altre documentazioni. Secondo gli accertamenti ultimi della Procura, invece, gli immobili sarebbero stati ancora nella disponibilità della signora Rita Fezza, che aveva materialmente le chiavi del primo e terzo piano.
Una volta terminata la Camera di consiglio, però, la Corte ha revocato al confisca dei beni in questione, smentendo così le tesi investigative sul versante patrimoniale.
I giudici hanno invece ravvisato la pericolosità sociale di Antonio Petrosino (il presunto capoclan è ora recluso nel carcere di Novara al regime del 41 bis riservato ai detenuti per reati di mafia particolarmente pericolosi), che una volta libero da ulteriori condanne dovrà sottostare alla sorveglianza per tre anni.
D’Auria, ritenuto il referente del clan della Lamia, quale esponente di punta della cosca Fezza-Petrosino D’Auria, al momento è sottoposto ai procedimenti penali scaturiti dall’inchiesta “Taurania Revenge” (in cui figura come figura apicale del sistema della droga a Pagani, con la sentenza prevista a breve); nel processo “Criniera”, istruito a Nocera Inferiore per l’associazione di stampo mafioso Fezza-Petrosino D’Auria, con la contestazione di estorsioni, intimidazioni e rapporti con la politica locale, oltre ad un vecchio processo per estorsione in concorso con Luigi Fezza, a sua volta in cella per l’omicidio di Antonio Venditti. Per questo, secondo la Direzione distrettuale antimafia di Salerno, la misura di sorveglianza era ritenuta urgente e necessaria, a prescindere dalle sentenze di condanna.

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