Il baritono Leo Nucci ritorna al Massimo col corsaro Boccanegra

Stasera la “prima” del melodramma verdiano in tre atti Nel cast il soprano Gutierrez, bacchetta affidata ad Oren

SALERNO. Stasera alle 21 al Massimo prima assoluta per “Simon Boccanegra”, raro melodramma verdiano in tre atti e prologo, con un cast stellare. Il baritono Leo Nucci ad interpretare il ruolo del titolo, il soprano cubano-statunitense Eglise Gutierrez nei panni di Maria Boccanegra, ovvero Amelia Grimaldi, il basso Carlo Colombara in quelli di Jacopo Fiesco, il baritono Fabio Sartori in quelli di Gabriele Adorno, il baritono Dimitri Platanias è Paolo Albiani, il basso baritono Carlo Striuli è in scena Pietro ed il tenore Francesco Pittari è il Capitano dei Balestrieri.

I cantanti, l’Orchestra del Verdi ed il Coro di Salerno, preparato da Luigi Petrozziello, sono diretti dal maestro Daniel Oren, la regia affidata a Riccardo Canessa su scene e costumi di Alfredo Troisi con il supporto video di Jean Baptiste Warluzel. Opera definita tra le più fosche e Shakespeariane del Verdi, è tratta dall’omonimo dramma dello scrittore spagnolo Gutierrez, che ambienta la scena nella Genova del 1338, quando fu eletto il primo Doge della Repubblica Marinara.

Il protagonista Simon Boccanegra è un corsaro che, dopo aver liberato le coste liguri dalle incursioni dei pirati, viene acclamato a furor di popolo quale primo Doge di Genova, strappando il ruolo di leader della città alla ricca aristocrazia.

Tra i foschi intrighi di palazzo e lotte di potere, l’unica protagonista femminile è Amelia Grimaldi, alias Maria Boccanegra, figlia perduta di Simon e poi adottata dalla famiglia patrizia dei Grimaldi.

Amelia Grimaldi attende nel suo palazzo il giovane Gabriele Adorno, di cui è innamorata, ma Adorno congiura contro il doge, non sapendo che è in realtà il padre della sua innamorata, che deve sposare, per volere di Simon, Paolo Albiani.

Quando maturano vendette incrociate, nel palazzo del doge, Paolo versa del veleno nella brocca d'acqua di Simon, che nel frattempo la beve. Quando si scopre la verità il doge si avvia verso una lenta e dolorosa morte per effetto della bevanda .

Il terzo atto si conclude in un'atmosfera di perdono ed il doge, prima di morire, nomina Gabriele Adorno quale suo successore.

Raggiunti i massimi livelli del romanticismo con la trilogia popolare (Rigoletto, Il Trovatore e La Traviata), Verdi sente il bisogno di sperimentare nuove strade, dettate dalla fine di un'epoca, avviandosi verso le nuove strutture formali e musicali dei capolavori della maturità.

Regia concepita nel segno della tradizione quella di Riccardo Canessa, che, mentre il scena si serve di un’ambientazione gotico genovese, affida al supporto video un tocco di astratto.

«Questa opera dalla trama così oscura e complessa viene ingentilita dal video che la rende più leggibile perché molte cose avvengono fuori dalla scena, sulla quale, grande protagonista, sempre presente con la sua potenza taumaturgica, c'è il mare. Un mare che pur brumoso emana quella brezza che allevia la sofferenza degli ultimi momenti di vita del doge, che non dimentica mai le sue origini corsare».

Repliche, in programma al Massimo cittadino, il 24 ed il 27 maggio.

Paola Primicerio

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