Iannone si candida e boccia la moneta unica

E sulla legge che cancella l’ente attacca: «È solo uno spot, non cambia nulla e farà aumentare i costi»

Con un occhio puntato alla nuova destra francese di Marine Le Pen e sempre più convinto che l’euro «così, è solo un surrogato del marco tedesco», Antonio Iannone, presidente della Provincia di Salerno ha presentato ieri la sua candidatura al parlamento Europeo. Lo ha fatto convinto «che Fratelli d’Italia sfonderà la soglia del 4 per cento» perché «abbiamo candidato tutte persone vicine ai territori, cioè persone capaci di portare in Europa le istanze dei luoghi di appartenenza». Per Iannone si tratta della prima volta in una competizione elettorale, se si escludono le provinciali del 2004 dove fu candidato in città con scarsi risultati. La sua carriera, ad oggi, è stata tutta interna al partito fino ad essere nominato prima assessore e poi presidente della Provincia da Edmondo Cirielli che sconfisse Angelo Villani nel 2009.

Per Iannone la grana più grande nel suo stesso collegio (Abruzzo, Molise, Calabria, Puglia, Campania e Basilicata) potrebbe essere Gianni Alemanno. Un osso duro, soprattutto per il suo radicamento storico in An ma anche per le sue origini pugliesi. Vedremo.

Una cosa è certa «a differenze delle scorse elezioni Europee oggi l’elettorato ha una maggiore consapevolezza che questa sarà una opportunità decisiva per l’Italia». Lo è perché «solo dall’Europa possono arrivare fondi necessari per rilanciare l’economia del nostro paese e dunque dei nostri territori». Sul piatto Iannone mette quattro temi principali, che sono: «Turismo, tradizioni, ambiente e sviluppo». Di cosa si tratta? Lo scopriremo. Iannone in conferenza si è limitato a lanciare bordate sul governo i cui «i primi passi sono solo di carattere propagandistico» e, sulla legge che abolisce le Province: «Uno spot. Una legge che non chiarisce come saranno amministrate e con quali fondi. Un provvedimento che certamente non diminuirà i costi ma anzi, credo, li aumenterà». Ma cosa accadrà il giorno dopo le elezioni? «L’epilogo non è chiaro - spiega Iannone - La norma prevede che entro 30 giorni il presidente deve optare nel caso non lo faccia resterebbe al suo posto. E di regola se opta per il parlamento europeo l’Ente dovrà essere commissariato».

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