I vertici della Bnl vanno a processo per usura bancaria

Rinviati a giudizio il presidente Abete a altri dodici Sono stati denunciati dall’azienda salernitana Fatrotek

Nove anni con l’applicazione di tassi bancari che avrebbero superato di gran lunga i limiti dell’usura e una condotta illecita che secondo gli inquirenti continua tuttora, col tentativo di mettere in vendita tramite procedura esecutiva l’immobile dell’azienda soggiogata dagli interessi, la Fatrotek di via Scavate Case Rosse. Con queste accuse tredici esponenti della Bnl, tra cui il presidente Luigi Abete, sono stati rinviati a giudizio per usura bancaria. Gli altri imputati sono l’amministratore Fabio Gallia che dal 2012 ha assunto la legale rappresentanza dell’istituto di credito, Nicola D’Agostino responsabile fino al 2007 della filiale di Salerno, e i funzionari Marco Alessandrini, Sandra Rotelli, Patrizia Mancino, Bartolomeo Orlando, Lucio Guerrera, Gennaro Allaria, Claudio Palazzesi, Riccardo Lupi, Paolo De Angelis, Alessandro Maida.

Il processo inizierà a marzo. Per il sostituto procuratore Francesco Rotondo la Banca nazionale del lavoro ha approfittato dello stato di bisogno della società, applicando dal 2003 al 2012 un tasso effettivo globale (teg) che su un conto è arrivato fino al 1034,08. L’imprenditore si è costituito parte civile con gli avvocati Silverio Sica e Cecchino Cacciatore, presentando al gup Renata Sessa anche il parere positivo dato emesso dalla Prefettura per l’accesso al fondo antiusura. Nel processo penale si è costituita anche l’associazione Sos utenti, rappresentanta dall’avvocato Marco Martello; intanto l’impresa ha chiesto al giudice civile la sospensione della procedura esecutiva che la banca ha attivato sull’immobile aziendale, dove si producono elementi elettronici e impianti di telefonia. Il braccio di ferro con gli istituti di credito è iniziato nel 2004, quando la Fatrotek contestò i tassi di interesse e invitò le banche a ridurli, rinunciando a chiedere la restituzione di 1 milione e 200mila euro che era già stato versato. Gli istituti reagirono revocando le linee di credito e segnalarono la società a sofferenza, con la conseguenza che i rubinetti del credito si chiusero e le commesse iniziarono a dilatarsi. Ora su quei tassi contestati si apre un processo con l’accusa di usura.

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