I tesori di Velia sono invasi dalle erbacce

Ascea, l’importante sito archeologico coperto da cespugli alti anche un metro. Il sindaco: «Gli altri Comuni non ci aiutano»

ASCEA. In alcune aree l’erba è alta più di un metro. Poi ci sono le zone off limit, dove la vegetazione è talmente fitta da essere impenetrabile. La caccia ai tesori archeologici di Elea- Velia, patria dei filosofi Parmenide e Zenone, è solo per autentici Indiana Jones, appassionati che non si fermano di fronte alla vegetazione che avvolge i monumenti. Un sito straordinario, ma anche una risorsa turistica e occupazionale, puntualmente sprecata, perché abbandonata al proprio destino. Ecco il volto quotidiano di Velia, come appare un giorno qualsiasi a un anonimo visitatore. Una realtà che cancella l’aurea ufficialità dei mille progetti ministeriali annunciati negli anni, delle ricche sponsorizzazioni promesse e mai viste. Le erbacce sono dovunque nelle insulae del quartiere meridionale e nelle terme. «Li vede quei cespugli?» spiega una guida ad alcuni turisti arrivati direttamente dalla Germania per visitare la città di Parmenide. «Lì c’è un pozzo ma non ho mai avuto il piacere di vederlo, perché quella zona è da sempre coperta dai cespugli».

Qui, per chi è di casa, vedere l’erba alta è quasi normale. Ma non per il sindaco Mario Rizzo che ha più volte chiesto negli anni un intervento straordinario per salvare e tutelare questo patrimonio. «Come Amministrazione abbiamo fatto tutto il possibile tenendo conto delle ristrettezze economiche di un piccolo Comune – dice il primo cittadino - Ogni anno assicuriamo oltre 200 giorni di lavoro all’interno dell’area archeologica per sistemazione e pulizia del sito. Ma purtroppo non bastano». «Il vero problema – alza la voce - è che Velia viene considerata un patrimonio unicamente del Comune di Ascea quando in realtà è un attrattore turistico per l’intero Cilento. Qualche anno fa chiesi aiuto ai sindaci del Parco, sarebbero bastate due giornate di lavoro all’anno per ogni Comune per ridare dignità al sito. Purtroppo solo un sindaco rispose all’appello». E allora si resta da soli. «Organizziamo spesso delle giornate di pulizia dell’area archeologica – continua il sindaco - l’ultima il mese di giugno scorso quando abbiamo portato alla luce importanti testimonianze che giacevano da anni sotto la vegetazione». E’ stata liberata dai rovi l’Acropoli e nel quartiere delle terrazze è tornata alla luce la “Bottega dei capitelli”. Da quel giorno purtroppo l’erba continua a crescere.

Vincenzo Rubano

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