I senegalesi a De Luca: «Non ci toglierai la dignità» 

Il governatore aveva definito il presidente della comunità un «mezzo camorrista» La replica su Fb: «La sua stagione è finita, non è più il sindaco di questa città»

Alzare il tiro non gli interessa. E neppure fomentare lo scontro, che potrebbe solo ingrassare il livore di derive xenofobe che serpeggiano in diversi ambienti cittadini, compresi quelli formalmente distanti dall’estrema destra. Daouda Niang, presidente della comunità del Senegal, da anni fortemente radicata in città, preferisce ricordare al presidente della Regione Campania il fallimento di certe sue strategie politiche, invitandolo a riflettere sul fatto che un’epoca, la sua, è ormai arrivata al tramonto. E per farlo sceglie la sua pagina facebook, sulla quale ieri ha pubblicato una lettera aperta politically correct nella forma, durissima nei contenuti, in risposta alle accuse del governatore che lo aveva definito un «mezzo camorrista» a margine della festa dell’Unità organizzata dal Pd a Castelvolturno.
«Dieci anni fa ero sindaco e feci un accordo con l’allora capo della comunità senegalese, che era una persona di grande disponibilità e civiltà, e decidemmo così di aprire i mercatini etnici – aveva tuonato Vincenzo De Luca – Per un pò di tempo c’è stato rispetto reciproco, poi quel rappresentante è morto ed è stato cambiato. È arrivato un tipo che sembra un mezzo camorrista, che viene e parla a tu per tu. Nelle scorse settimane abbiamo registrato aggressioni ai nostri vigili urbani, poi spaccio droga sul lungomare». Ferma la risposta di Niang: «C’è un problema, perché lei mi ha attaccato, come ha fatto in altri casi con altre persone, che si confrontano intellettualmente, mentre si trova in difficoltà non riuscendo a trovare le adeguate soluzioni per le esigenze dei cittadini della Campania. È accaduto anche altre volte che lei cerchi di criminalizzare chi la affronta per individuare delle soluzioni, soprattutto quando evidenzia i limiti della sua azione politica, come nel caso dei mercati etnici in città, entrambi praticamente falliti». Poi il capo della comunità senegalese sottolinea gli accordi disattesi: «Abbiamo avuto un solo incontro, pubblico, nel quale aveva fatto la promessa di un incontro formale che non ha rispettato, venendo meno ad un impegno con noi senegalesi che abbiamo avuto sempre un atteggiamento positivo e di rispetto nei suoi riguardi e dell’amministrazione comunale di Salerno. Ma è evidente che prevale più facilmente la finzione, l’ipocrisia di presentarsi per quello che non si è. D’altronde, nella stessa città in cui è stato sindaco per tanti, in cui l’hanno amata, le hanno dato tutto, ora stanno arrivando i fischi, in quanto si sta scoprendo il velo del fallimento della sua politica per una parte della popolazione». Niang non fa sconti e va avanti con un affondo diretto: «Probabilmente, guardandosi ad uno specchio capirebbe, presidente De Luca, che i suoi tempi sono passati. Ora, la prego, ci lasci vivere in pace, non continui con dichiarazioni contro me e tutti noi che sarebbe difficile ritrovare anche nelle aree di estrema destra: noi, come tanti salernitani, come tantissimi napoletani e campani, sappiamo cosa sono razzismo e discriminazioni. La prego, non alimentiamo questi sentimenti così pericolosi – sottolinea – E, per farlo, lasciamo lavorare libere le persone, comprese quelle rappresentative dell’amministrazione comunale di Salerno, sicuramente interessate, sono certo, a trovare le opportune soluzioni, anche per le richieste e necessità dei lavoratori ambulanti. Non leghi le mani agli amministratori di questa città e, sicuramente, i problemi si affronteranno con spirito di partecipazione. Lasci vivere in pace Salerno, che le ha dato tutto di tutto: accetti l’idea che non è più sindaco di questa città. E, infine, accetti l’idea che l’agenda dei problemi non la definisce solo lei, ma anche gli altri». Il presidente della comunità del Senegal si rivolge dunque a Napoli, confidando nel primo cittadino affinché si trovi una soluzione per salvaguardare il lavoro di oltre trecento famiglie: «Siamo interessati a trovare soluzioni ai problemi, come abbiamo dimostrato, ancora una volta, chiedendo ufficialmente la concessione dell’area di via Calò come spazio di vendita». Infine un ultimo appello a De Luca: «Può fare ciò che vuole, ma non può toglierci il nostro amore per questa città, né, tanto meno, la nostra dignità».
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