TRAFFICI ITALIA-TUNISIA

I “rifiuti della vergogna”: spunta l’ipotesi Persano

Frenata su Battipaglia: si valuta il sito per effettuare le verifiche e lo stoccaggio

La Regione da l'ok per il trasporto dei container a Persano

BATTIPAGLIA - Battipaglia è più lontana, Serre più vicina. Sulla mappa che segna la rotta internazionale dei rifiuti della discordia, i primi 213 container ricolmi del pattume di ritorno a casa dopo un controverso stoccaggio - lungo poco meno di due anni - al largo del porto tunisino di Sousse, spunta una nuova “X” in corrispondenza di Persano di Serre, località Menanova. Una croce sul “Sisp”, burocratese acronimo che sta per “sito di stoccaggio provvisorio”, nel cuore del comprensorio militare che dal 2008 ospitava 78mila tonnellate d’ecoballe figlie della grande emergenza che sconquassò la Campania a cavallo tra i due millenni: da 14 mesi gli uomini della “Sarim” di Eboli e della “Enki” di Venezia stanno svuotando il “Sisp”. E le ecoballe potrebbero lasciare il posto - per non più di sei mesi ai container di ritorno da Sousse: almeno 180 cassoni.

O perfino 213 qualora i vertici dell’Ente d’Ambito di Salerno, organo di governo del ciclo integrato dei rifiuti urbani presieduto da Giovanni Coscia e diretto da Bruno Di Nesta, convincessero la giunta regionale ad emendare lo schema d’accordo di programma approvato l’8 febbraio scorso, che prevede, tra le altre operazioni, «il trasporto e lo svuotamento di 33 container presso lo Stir (oggi Tmb, impianto per il trattamento meccanico e biologico dei rifiuti, ndr ) di Battipaglia ai fini delle attività di caratterizzazione». Un’investitura che, nelle ultime 48 ore, ha rinfocolato la protesta alle porte della Piana del Sele, con la sindaca Cecilia Francese ed il comitato “Battipaglia dice no” che, seppur su fronti differenti, hanno fatto sapere d’essere pronti alle barricate.

La prima cittadina ed il suo assessore all’Ambiente, Vincenzo Chiera, hanno avviato una fitta interlocuzione con i vertici dell’Eda, che, dal canto loro, pure si sono detti contrari al piano ex Stir e all’oscuro dei contenuti della bozza d’accordo che una settimana fa, su proposta del delegato Fulvio Bonavitacola, ha incassato il placet dell’intera giunta regionale guidata da Vincenzo De Luca, con una delibera, la 53, da «trasmettere - come si legge nell’atto - al vicepresidente della Regione, alla Provincia di Salerno, all’Ente d’Ambito di Salerno e alla “EcoAmbiente”».

Cinque giorni dopo, nessuno sa nulla. E nella giornata di ieri, ironia della sorte, nella sezione “Trasparenza” del portale istituzionale di Palazzo Santa Lucia, lo schema d’accordo allegato alla delibera, visualizzabile fino a domenica scorsa, non era più consultabile. Scomparso. Negli uffici dell’Eda, in via Migliaro a Salerno, il lunedì di San Valentino è cadenzato da un susseguirsi di riunioni e videoconferenze: all’ordine del giorno, il destino dei 33 container. Un campione tra i 213 box - ricolmi di poco più di 6mila tonnellate di spazzatura - che, presumibilmente ai principi della settimana prossima (la data cerchiata di rosso sul calendario è il 22 febbraio), potrebbero approdare al porto di Salerno: trentatré container scelti dalla Procura per le operazioni di caratterizzazione. A Battipaglia, come prevede la bozza d’accordo in via di revisione, o al “Sisp” di Persano, come concordato nel corso delle numerose riunioni operative.

Con la supervisione dell’Arpac, l’Agenzia regionale per la protezione ambientale, i tecnici della società pubblica “EcoAmbiente”, braccio operativo dell’Ente d’Ambito, passeranno al setaccio un migliaio di tonnellate di spazzatura stipata nei 33 container che saranno aperti e vuotati - gli altri 180 rimarranno sigillati fino all’esito delle verifiche - in vista dell’attribuzione d’un codice merceologico: la conferma del fatidico “19.12.12”, cifra che, nel gergo dei rifiuti, identifica il materiale misto che viene fuori dal trattamento della differenziata, indurrebbe la Regione a smaltire il contenuto dei 213 cassoni al termovalorizzatore d’Acerra. E comproverebbe la regolarità delle bolle redatte dalla “Sra” di Polla, l’azienda privata dei Palmieri di Battipaglia che, tra maggio e luglio del 2020, ha spedito in Tunisia col via libera della Regione e dell’Anged, l’Agence National de Gestion des Déchets di Sousse, firmataria, su richiesta pervenuta da Palazzo Santa Lucia, dell’autorizzazione alla spedizione transfrontaliera prima d’essere sconfessata dal Ministero dell’Ambiente di Tunisi, che l’ha dichiarata incompetente in materia di trasporti internazionali d’immondizia 282 container (7.893 tonnellate) di spazzatura a seguito d’un accordo con la nordafricana “Soreplast”.

Sessantanove cassoni sono stati dati alle fiamme nel deposito di Moureddine: dovranno tornare in patria in un secondo momento, come rifiuti speciali. Il nome della “Sra” è finito pure al centro delle riunioni tra Eda e Regione: dall’Ente d’Ambito qualcuno ha proposto di caratterizzare il contenuto dei 33 container proprio all’interno dell’impianto privato di Polla. E la mappa s’infittisce di punti: Polla, Salerno, Sousse, Battipaglia. E Persano, Ministero della Difesa permettendo. Ed un grande forse che aleggia sul Mediterraneo: della destinazione dei rifiuti della discordia non c’è certezza. Neppure sulle carte.