«I problemi sono sorti dopo la costruzione del Marina d’Arechi»

La denuncia partita dal patron dello scalo della zona orientale I gestori delle banchine: «Gallozzi ha un conflitto d’interessi»

SALERNO. Quello dei pontili e delle concessioni è un “discorso delicato”. Questa la posizione dei presidenti di alcuni circoli e dei titolari di pontili finiti nel mirino della Procura, ma che ad essere definiti “occupanti abusivi” di spazi acquei proprio non ci stanno. Reazioni venute a galla all’indomani della pubblicazione della notizia dell’avviso di conclusione indagini notificato a club e ormeggiatori, in cui si contesta lo sforamento delle concessioni sui fondali.

Nessuno è disposto a sottoscriverlo per non esporsi personalmente, ma tra i titolari dei pontili è diffusa la convinzione di un presunto conflitto d’interesse che riguarderebbe Agostino Gallozzi, che a detta di molti sarebbe stato il promotore di questa iniziativa giudiziaria. Tutti concordano, infatti, sul fatto che il problema degli spazi acquei è venuto fuori solo dopo la costruzione del Marina d’Arechi, pur essendo quella attuale una situazione vecchia di decenni e non ancora chiarita.

Insomma, si insinua che Gallozzi abbia sollevato il problema dei pontili perché ha interesse ad ospitare le barche nel porto turisticoche ha realizzato in litoranea. Negli ambienti portuali, però, c’è chi sostiene che essendo i container il principale business di Gallozzi il vero obiettivo di questa offensiva sia l’acquisizione alle attività commerciali di quanti più spazi possibile all’interno del porto. Una posizione, del resto, che Gallozzi esplicitò anche in una riunione del Comitato portuale lo scorso anno. In entrambi i casi, comunque, siamo di fronte ad uno scontro tra interessi che fino a poco tempo riuscivano a convivere e che oggi sono entrati in rotta di collisione. Intanto tutti coloro che hanno ricevuto l’avviso di conclusione indagini (a qualcuno potrebbe invece essere notificato nelle prossime ore) si sono rivolti al Tar, udienza fissata al prossimo 23 aprile, per dirimere la questione. «Se si parte dal presupposto che la diportistica deve andare via da qua – ha commentato Alberto Gulletta, presidente del Circolo Canottieri Irno – allora è inutile aprire il discorso. L’unica anomalia che è stata riscontrata, e bisognerà vedere se potrà essere realmente ritenuta tale, esiste sui lati per via delle catenarie e dei corpi morti. Il discorso catenarie riguarda anche la sicurezza, perché non si ancorano le barche stando a picco sul mare. C’è bisogno di spazio per dare stabilità al pontile, altrimenti le barche vanno in malora. Per di più – ha aggiunto – non ci sono danni ambientali, né paesaggistici».

«C’è un giudizio pendente al Tar e bisognerà in quella sede verificare l’applicabilità di quanto viene richiesto dalla Procura –ha invece fatto notare Fabrizio Marotta, neo presidente della Lega Navale – C’è un problema serio che va affrontato: se abbiamo una concessione in superfice di 100 metri quadrati è inevitabile che la superfice sottomarina che si va a occupare sia maggiore per un fatto tecnico e di sicurezza. A fronte di uno spazio acqueo reale esiste un corrispettivo di spazio acqueo virtuale e sono due valori diversi. Non si può non tener conto di questo. Credo che la questione si giochi tutta su questo elemento che non è affatto un dettaglio. Vorremmo essere messi in condizione di poter portare avanti le nostre attività con la serietà e la serenità di sempre, ovviamente nel pieno rispetto della legge». Intanto però si cercano anche altre soluzioni, non necessariamente giudiziarie. «Terremo a breve una riunione - ha annunciato Gulletta – per cercare di risolvere il problema. Ci saranno Autorità portuale, Capitaneria di porto ed operatori. Naturalmente auspichiamo anche un coinvolgimento della politica perché è opportuno che pure il Comune s e ne occupi».

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