I portatori «È stata difesa la tradizione»

I paranzieri accusano Moretti di aver causato lo strappo. La folla in strada li applaude, ma c’è anche sconcerto

SALERNO. «Ha vinto la tradizione popolare». Non ha alcun dubbio Salvatore Acconciagioco, capo paranza di Sant’Ante. Ancora sudato, dopo la lunga processione, si lascia andare a uno sfogo che non vuole essere polemico ma solo la constatazione di un dato di fatto, visto come si è svolta la cerimonia religiosa. Tutti i “divieti” comunicati dall’arcivescovo Luigi Moretti non sono stati rispettati. Si voleva una manifestazione “sobria” ma, a conti fatti, si è ottenuto l’effetto opposto. «È stata una processione surreale – evidenzia Alfonso De Simone di Sant’Ante – perché doveva essere senza eccessi, nell’intenzioni della Cura ma invece è stato esattamente l’opposto di ciò che si voleva. Il giro dei Santi è durato di più e il folklore ha raggiunto livelli massimi. Sicuramente c’è qualcosa da modificare ma non si può stravolgere, dall’oggi al domani, un cerimoniale radicato».

Il principale indiziato di quello che, in molti, al di là delle dichiarazioni ufficiali, hanno individuato come un tentato “golpe” è l’arcivescovo Moretti. «Deve tornare a Roma – tuona Gaetano Cimino della paranza San Gregorio – perché è abituato a vivere nella capitale e non a Salerno». Il feeling, probabilmente mai consolidato, tra monsignor Moretti e la città, sembra essersi incrinato definitivamente. Così come il rapporto con i portatori. Che dopo lo “schiaffo” di trovare le statue dei santi già nell’atrio del quadriportico, hanno deciso, in pochi minuti, l’ammutinamento, non mettendo in pratica le modifiche concordate in mesi di riunioni, ma tenendo fede al vecchio e consolidato programma. «Noi rispettiamo la tradizione che ci hanno tramandato i nostri genitori – evidenziano Consolato Esposito e Giovanni Ubbidiente della paranza San Matteo – E ci teniamo a rimarcare come nessuno di noi possa essere definito delinquente o camorrista, come invece siamo stati apostrofati da qualcuno. Siamo semplicemente persone che hanno fede nel Patrono della città e che si sacrificano, senza nessun compenso, per portare in processione il Santo». E che la “battaglia” dei portatori sia stata condivisa e sostenuta dal “popolo” lo si è capito immediatamente, non appena ha preso il via la funzione. Perché Salerno si è schierata apertamente a favore della tradizione, contestando i correttivi apportati dalla Conferenza episcopale ed applicati, almeno in teoria, pedissequamente a Salerno. Critiche sono piovuta a iosa nei confronti dell’arcivescovo, che è diventato il bersaglio preferito di chi invece ha promosso, a pieni voti, la decisione del sindaco Vincenzo De Luca di non partecipare alla celebrazione. «Non è come gli anni scorsi – rileva la signora Anna, non nascondendo una certa delusione – tutto è cambiato. La processione deve esser fatta con tutti i crismi e non mi è piaciuta neppure la scelta di non effettuare lo spettacolo pirotecnico». Molto più critico, nei confronti dell’arcivescovo Moretti, il giudizio di altri fedeli. Raffaella, che si definisce “salernitana verace”, non ha peli sulla lingua. Appostata proprio di fronte a Palazzo di Città, è una delle più accese contestatrici di Moretti. Applaude a scena aperta quando la statua di San Matteo entra in Comune e “vomita” fischi e improperi al passaggio dell’arcivescovo. «Voglio che Moretti se ne vada da Salerno – spiega – per quello che ha fatto. Devo fare, invece, i complimenti al primo cittadino De Luca, che non si è prestato a questa buffonata». Il medesimo concetto lo esprime anche Maria: «Questo vescovo – precisa – ci vuole togliere tutto, anche le tradizioni centenarie. Ma non ci riuscirà, perché per noi San Matteo e sacro e non si tocca». Tra tanti contestatori, però, c’è anche qualcuno al quale l’idea di una processione in tono minore sarebbe piaciuta. «La cerimonia deve essere esclusivamente religiosa – chiosa Carmela Visco – e quindi trovo giusto limitare il folklore. L’unica critica che posso fare è quella che trovo il percorso piuttosto ridotto, in quanto ritengo che San Matteo debba attraversare buona parte del centro di Salerno». Tra la folla c’è pure chi sta dalla parte di monsignor Moretti e critica il comportamento dei portatori: «Spero che l’arcivescovo – riferisce piuttosto stizzito Dario Sigulella – abbandoni questa farsa. I portatori devono vergognarsi per il teatrino inscenato, perché il santo appartiene agli uomini di Dio e giammai a queste persone».

Che lo spettacolo andato in scena ieri sera non sia stato edificante per una “città europea” come Salerno viene definita, lo rimarca anche il senatore Alfonso Andria, evidenziando come «non sia stato dato un bell’esempio». Nessuna reazione, invece, dalla Curia salernitana che preferisce metabolizzare la “rivoluzione” e, quindi, esprimere, solo in seguito, le proprie impressioni.

Gaetano de Stefano

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