I periti ricostruiscono la dinamica della tragedia

Ma è scontro con la Procura di Avellino dopo le anticipazioni di un legale Oggi la verifica sul luogo dell’incidente per stabilire la tenuta dei new jersey

MERCOGLIANO. Posizionamenti, urti, traiettorie. Nel piazzale del deposito giudiziario di Mercogliano ieri per circa dieci ore si è cercato di simulare quanto accaduto quella sera di un mese fa, sul viadotto Acqualonga, a Monteforte Irpino quando un bus fuori controllo precipitò giù, per oltre trenta metri. E quando morirono, in quella tragedia, 39 persone. La seconda giornata dell’incidente probatorio sulla strage del bus, è andata così, con l’analisi di circa la metà delle 14 automobili coinvolte per cercare di capire cosa è potuto succedere lungo quel tratto di 1,3 chilometri, da quando l’autobus è andato fuori controllo fino a precipitare giù. E così le auto, quel che resta, sono state posizionate come quella sera. Analisi che ieri non si è riusciti a completare. Infatti, alle tre giornate dell’incidente probatorio previste, se ne potrebbe aggiungere una quarta, venerdì, proprio per completare l’esame.

La giornata è stata segnata anche dal silenzio del pool dei periti e dalla loro tensione. Le dichiarazioni rilasciate martedì scorso da Andrea Pianese, legale di una delle 39 famiglie, la Iaccarino-Del Giudice, hanno creato disappunto, anzitutto negli ambienti della Procura di Avellino. L’avvocato aveva spiegato che il bus era fuori controllo per la rottura dell’impianto di trasmissione che a sua volta aveva causato lo stop dell’impianto frenante. «Il freno meccanico, l’unico rimasto in funzione, era funzionante solo su una ruota», aveva sottolineato nel corso della prima giornata dell’incidente probatorio. Particolare, quest’ultimo, che spiegherebbe quanto sia stato difficile per l’autista Ciro Lametta, morto nell’incidente, riuscire a controllare il bus; autista che, come hanno ribadito martedì i periti, Fabio Monfreda e Flavio Toscano, ha fatto di tutto per salvare le persone a bordo del bus.

Ma intanto l’ipotesi avanzata sui freni è apparsa come una violazione del segreto istruttorio. Infatti, secondo quanto si è appreso, c’è stato anche un colloquio telefonico tra il capo della Procura di Avellino, Rosario Cantelmo, e il legale Pianese: una telefonata di ammonimento.

Oggi il pool di periti si sposterà per l’atteso sopralluogo proprio sul viadotto Acqualonga nonché nella scarpata adiacente alla strada provinciale Taurano-Monteforte Irpino dove il bus è precipitato. Quello che si cercherà di capire è se le barriere, i cosiddetti new jersey, erano manutenuti. E, quindi, non hanno retto per l’eccessiva violenza dell’impatto o per un cattivo stato. Nell’inchiesta, al momento, sono indagati i fratelli Lametta e i due funzionari della Autostrade per l’Italia, Michele Renzi e il cavese Antonio Sorrentino. L’ipotesi di reato, per tutti, è omicidio colposo plurimo e disastro colposo.