I nuovi poveri: uomini, divorziati e di mezza età

Oltre tremila le persone in difficoltà che hanno chiesto aiuto alle parrocchie Don Marco Russo: «Rispetto alle donne, i maschi non sono preparati»

SALERNO. Sono dati allarmanti quelli che arrivano dall’ultimo report della Caritas diocesana di via Bastioni a Salerno: 3075 in un anno gli accessi di persone che hanno chiesto aiuto. E se si considera che questa è solo una parte della popolazione in stato di bisogno appartenente alla Diocesi di Salerno-Campagna-Acerno, la situazione diventa ancora più preoccupante; moltissimi, tra italiani e stranieri, infatti si rivolgono ai centri specifici nell’ambito delle parrocchie in cui abitano.

I luoghi della carità. Nel territorio diocesano ci sono circa 90 luoghi, tra centri d’ascolto e Caritas parrocchiali, che distribuiscono il pacco viveri mensile a chi vive nel disagio economico e sociale. Presso la sede Caritas diocesana, invece, sono presenti ben cinque sportelli dedicati al centro di ascolto (per gli italiani, per gli immigrati, sper le vicende legali, lo sportello lavoro e quello per il prestito della speranza) che raccolgono le richieste per le problematiche che non possono essere risolte dalle Caritas parrocchiali.

Un mondo attivissimo che tra mille difficoltà prova a sostenere i poveri del territorio che continuano inarrestabilmente ad aumentare. Tanti sono gli immigrati che versano in condizioni di disagio e a cui si prova ad offrire sostegno anche attraverso il supporto con le pratiche che vanno dal permesso di soggiorno al ricongiungimento familiare fino agli aiuti materiali per la sistemazione, il vestiario o la ricerca di lavoro.

Non solo immigrati, anche italiani maschi. Ma uno sguardo veloce ai dati ci racconta una realtà in netta evoluzione: il numero di richieste d’aiuto da parte di italiani e stranieri si equipara. Nella fetta di italiani, per la prima volta sono più numerosi i maschi (53,5 per cento) rispetto alle femmine, anche se di poche unità. Questo è un dato nuovo perché finora erano soprattutto le donne a rivolgersi ai centri di ascolto per tutti i bisogni della famiglia.

Per gli italiani il 65,8% degli utenti ha un’età fra i 40 e i 50 anni e fra i 50 e i 60 anni. Questa età media è specchio della crisi lavorativa: si tratta di persone lontane dall’età di pensionamento ma considerate non spendibili per il mondo del lavoro. Non mancano gli anziani (tra i 60 e gli 80 anni) che costituiscono il 12%, tra cui alcuni che per sostenere i propri figli hanno perso la posizione economica di un tempo.

Tra i nuovi poveri molti ex ceto medio. Per quanto riguarda l’istruzione, circa il 35% degli utenti italiani è in possesso di un titolo di studio superiore, dato in aumento rispetto a quanto rilevato negli anni precedenti: una fotografia questa che restituisce la condizione in cui i cosiddetti nuovi poveri continuano a confluire; persone che una volta potevano appartenere al ceto medio e che si sono ritrovate ai margini della società, costrette a chiedere aiuto per sopravvivere e provare a riaccendere la speranza di una vita migliore.

Uomini divorziati. Altro fenomeno dilagante riguarda lo stato civile degli uomini italiani registrati: il 38,8% risulta sposato, mentre sale al 23,2 % il numero di uomini italiani separati o divorziati. Una categoria svantaggiata che continua a rimpolparsi, probabilmente ancora troppo poco ascoltata e tutelata dalle istituzioni e dal resto della società.

A commentare questi dati che inevitabilmente diventano scoraggianti, è anche don Marco Russo, direttore Caritas Salerno: «Rispetto alle donne – dice – gli uomini mentalmente sono meno preparati a chiedere aiuto, la società deve essere terreno fertile per i cambiamenti che possono arrivare anche in un nucleo familiare. Il nostro Paese purtroppo è una realtà in cui il problema non è soltanto la ricollocazione nel mondo del lavoro. La sola istruzione sembra non risolvere la crisi dell’occupazione, i nostri giovani anche se concludono il percorso scolastico non riescono facilmente ad inserirsi nel mondo del lavoro. Il primo aiuto dovrebbe arrivare dalle istituzioni, spero che la riforma scolastica con l’alternanza scuola-lavoro possa arrivare in soccorso in tal senso. Noi facciamo l’ordinario, dobbiamo intercettare e aiutare tutte le categorie svantaggiate».

Insomma, grazie alla solidarietà di pochi c’è un mondo che si sorregge e che con grandissimo senso di dignità guarda al futuro e, perché no, spera in un nuovo anno segnato dal tangibile sostegno delle istituzioni.

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