L'EMERGENZA EPIDEMIA

«I no vax? Risultato del caos istituzionale»

Il medico salernitano Pasquale Bacco dopo la “redenzione”: «Il nostro lavoro messo in discussione»

SALERNO - «Il virus ha rimesso in discussione tutto: non era mai esistito che ognuno si sentisse legittimato e potesse intervenire su ogni cosa e potesse attaccare perfino dei medici». A sottolinearlo è Pasquale Bacco , medico originario di Battipaglia, che per un periodo è stato uno dei leader dei “no vax” e poi è tornato sulla via della scienza, criticando proprio quel mondo di cui era stato uno dei maggiori esponenti.

Come spiega che ancora tanti oggi sono ancora irriducibili contrari ai vaccini?

Il più grande errore dei “sì vax” è stato non rendersi così delle paure di chi era contrario ai vaccini, non una contrarietà ai farmaci in sé ma un assenza di informazione. Nessuno spiegava la strada giusta, sollevando dalle paure. La forza del “Bacco no vax” era proprio nella mia capacità e disponibilità all’ascolto. Ho visto manifestazioni di delirio nei miei confronti proprio perché ero medico e li ascoltavo. C’era gente disperata che si guardava intorno e non aveva nessuno. Una signora anziana mi chiamo e mi disse: “Adesso sfondano la porta perché mi vogliono vaccinare”. Sono accadute cose incredibili. Se avessero avuto un medico di famiglia accanto a loro, i “no vax” sarebbero stati molti di meno».

Hanno influito anche atteggiamenti contraddittori da parte delle istituzioni?

Certo, Come in qualsiasi cosa: non avere una linea chiara suscita sempre dubbi in chi ascolta, lasciando campo libero alle fake news. Bisogna dire la verità, anche quando è scomoda. Molti, ad esempio, pensano che la vigile attesa e la tachipirina come modalità per affrontare i primi giorni di infezione siano stati espedienti delle case farmaceutiche per vendere il singolo farmaco, quando, in realtà, proprio chi produce farmaci aveva interesse a far curare i pazienti con le loro medicine.

Perché fu adottata quella decisione?

Non avevamo i medici che andassero a curare a domicilio e non tutti quelli che c’erano volevano andarci, andando incontro alla sospensione. Anche per altro, i medici li hai dovuti mettere sotto una campana e pagargli in maniera enorme per far eseguire delle vaccinazioni. Uno dei problemi rimane la venalità dei medici, quelli che lavorano per soldi a fronte dei tanti che sentono di veramente di eseguire una missione».

Cosa ha cambiato il Covid?

Nulla è più come prima. Soprattutto la scoperta del vaccino ha dato una svolta: ha dimostrato che si possono fare sperimentazioni in tempi minori e che la medicina può e deve fare i suoi processi in modo più veloce. In generale, si è compreso che la velocità di reazione dei sistemi sanitari e di ricerca è la principale cura. Ma sono cambiati anche i tempi umani, anche la considerazione dell’evento morte e che la scienza ha una grande parte nella vita. Ma nessuno potrà mai azzerare la morte.

Ha svelato un nuovo mondo?

Non proprio. Covid ha svelato cose che già esistevano, situazioni che già avevamo e su cui non ci si soffermava. Molti dei problemi riscontarti nell’affrontare la pandemia sono relativi a limiti che sono sempre esistiti e che per una sorta di diplomazia non li abbiamo mai o ammessi o considerati.

L’errore fatto più comunemente dalle istituzioni?

La mancanza di decisioni in tempi rapidi. Sono distante politicamente dal Governatore della Campania Vincenzo De Luca, ma il suo decisionismo è stato apprezzato da molti, anche in altre regioni. Se non avesse avuto quel piglio, molte delle cose che ha fatto in Campania non sarebbero mai nate. Anche non riuscendo a superare il clientelismo, la Campania ha un pubblico amministratore che decide. In condizioni normali può essere visto come un dittatore, oggi no, De Luca apprezzato per il suo decisionismo anche a livello nazionale. I migliori hub vaccinali in Italia sono stati quelli campani, così una delle migliori risposte alla Covid in tutta Italia».

A ottobre arriverà un nuovo vaccino...

Sarà certamente “ispezionate” con molta attenzione a partire dal personale sanitario. Ma ormai siamo alla strada di un confronto internazionale.

Salvatore De Napoli