«I lavori di Porta Ovest pericolosi per Canalone»

Ieri pomeriggio “Italia nostra” nel quartiere devastato dall’alluvione del ’54 I geologi: «Progetto impraticabile senza la messa in sicurezza del suolo»

L’associazione “Italia nostra”, guidata a Salerno da Raffaella Di Leo, e Rosa Carafa del comitato di quartiere Canalone, insieme ai due geologi Antonio Carbone ed Alberto Alfinito, hanno fatto da guida durante l’escursione che, nel pomeriggio di ieri, ha ripercorso i luoghi della sciagurata alluvione del 25 ottobre 1954.

Un viaggio, corredato da foto d’epoca e un videodocumentario (visibile anche sul sito www.lacittadisalerno.it), attraverso i punti salienti delle strade che, dalla chiesa dell’Annunziata, in pieno centro storico, risalgono fino a Canalone, quartiere che pagò il prezzo più caro alla tragedia con 76 residenti rimasti uccisi, a fronte dei 108 morti registrati complessivamente in città. Palazzi sventrati e intere famiglie spazzate via da migliaia di metri cubi di acqua, fango e detriti di ogni tipo. «La potenza della colata di fango –ha raccontato Carbone – è stata così forte che i corpi senza vita dei residenti di Canalone sono stati ritrovati a valle, in via Vernieri e in piazza Luciani. Quella di Canalone è un’area a forte rischio sia per il pericolo frane provenienti dal monte San Liberatore, sia da un punto di vista idrogeologico, data la presenza delle numerose sorgenti sotterranee».

In questi giorni dedicati alla memoria, alle soglie del sessantesimo anniversario, è inevitabile non pensare alle grandi opere che proprio in Canalone vedono il punto di maggior sforzo. Si parla del progetto Salerno Porta Ovest, che vedrebbe, secondo le nuove varianti, una galleria dal Cernicchiara al viadotto Gatto. Non solo. Secondo i geologi Carbone e Alfinito, il traforo sarebbe un problema addirittura secondario rispetto a quello della rotatoria in piazza San Leo. Il progetto prevederebbe, infatti, un enorme lavoro di spiano della zona, andando a scavare proprio in quel sottosuolo ricco di sorgenti d’acqua e fiumi sotterranei, mettendo di nuovo a rischio l’area.

«I due progetti, del traforo e della rotatoria –spiega Carbone – non sarebbero infattibili se vi fossero delle opere di messa in sicurezza davvero straordinarie. Per la rotatoria, ad esempio, servirebbero delle capienti vasche d’espansione ed altri accorgimenti che permetterebbero il drenaggio delle acque e magari il loro riutilizzo». Ed è da qui nasce la preoccupazione del comitato di quartiere e di “Italia nostra”. «Abbiamo richiesto il progetto al Comune di Salerno – ha riferito Rosa Carafa – che ci ha indirizzato verso l’Autorità portuale che a sua volta tergiversa. Ora ci rivolgeremo al Genio civile».

Emilio D’Arco

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