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I lavoratori di Quiete e Cedisa in attesa del giudice d’Appello

PELLEZZANO. Il futuro della casa di cura “La Quiete” di Pellezzano e del Ce.di.sa. di Fratte è nelle mani del giudice della Corte d’Appello di Salerno. Il quale, a breve, dovrà esprimersi sull’omologa...

PELLEZZANO. Il futuro della casa di cura “La Quiete” di Pellezzano e del Ce.di.sa. di Fratte è nelle mani del giudice della Corte d’Appello di Salerno. Il quale, a breve, dovrà esprimersi sull’omologa della transazione richiesta dall’avvocato Leonardo Calabrese, amministratore unico delle due strutture, per ripianare un debito con Equitalia di circa tre milioni di euro.

La questione è stata affrontata nel corso di un tavolo tecnico convocato ieri mattina inPrefettura, al quale hanno partecipato, oltre a Calabrese, anche esponenti di Equitalia, Agenzia delle Entrate e Asl, i sindacati e una folta rappresentanza di lavoratori dei due centri. L’istanza di omologa dell’accordo transattivo, una ristrutturazione del debito fiscale, richiesto dalla proprietà delle aziende sanitarie private, è stata rigettata dal giudice di primo grado per una serie di presunte anomalie riscontrate nella gestione delle strutture. Immediato il ricorso dei legali di Calabrese nei confronti di una decisione ritenuta inammissibile così come riportato nelle motivazioni del reclamo presentato. Da parte dei vertici delle due strutture sanitarie c’è l’intenzione ad offrire la massima collaborazione per la risoluzione della vertenza che ha avuto come principale conseguenza ben nove stipendi arretrati ai lavoratori.

Un ulteriore ed eventuale pronuncia con esito negativo dell’autorità giudiziaria rischierebbe di far calare il sipario su due strutture sanitarie che attualmente offrono lavoro a circa 200 dipendenti e assistenza a migliaia di soggetti. «I lavoratori – ha dichiarato il responsabile provinciale Cgil del settore sanitario, Angelo Di Giacomo – hanno inviato una lettera alla proprietà delle strutture sanitarie, comunicando che resteranno in religiosa attesa per ulteriori sei giorni di una soluzione definitiva al problema. In caso contrario adiranno a vie legali utilizzando gli strumenti che la giustizia mette a loro disposizione per ottenere i crediti vantati».

Mario Rinaldi

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