I giudici rendono giustizia a Roberto

Il 27enne perse la vita schiacciato da alcune lastre di metallo. Il tribunale fiorentino ha condannato i titolari dell’impresa

NOCERA SUPERIORE. Torna alla ribalta la vicenda del giovane Roberto Di Marino, deceduto nel 2007, mentre si trovava a lavoro in Toscana. Il Tribunale di Firenze, giudice Luca Minniti, nel procedimento civile, ha ritenuto responsabili Claudio Fedi, Irene Fedi, Massimiliano Zaccari della Scali srl e Davinci Meccatronica srl, della morte di Roberto: gli imprenditori erano già stati condannati in sede penale ad 1 anno e 2 mesi. La storia di Roberto parla di un “emigrante” del sud che lascia il suo territorio per aiutare economicamente la famiglia. 30 anni, originario di Nocera Superiore, Roberto era impiegato presso la società fiorentina “Scali srl” specializzata nella progettazione di pannelli metallici pesanti fino a 3 quintali, realizzati dalla “Davinci Meccatronica srl”.

Le due società appartenevano alla medesima proprietà e i dipendenti venivano utilizzati da entrambe, in maniera promiscua e senza adeguata formazione per poter adempiere a determinate operazioni. Roberto è morto proprio mentre svolgeva mansioni di pertinenza della Davinci, movimentando questi pannelli, mentre avrebbe dovuto eseguire solo operazioni della Scali srl. Il 15 maggio del 2007, il giovane operaio aveva ricevuto l’incarico di prendere il materiale metallico con l’ausilio di un muletto, in modo da poggiarlo nel piazzale. Il giovane non era stato formato né all’utilizzo del muletto, né al fissaggio del materiale. Il destino ha voluto che il mezzo trasportatore fosse spento a causa delle batterie scariche. Insieme ad un suo collega, Roberto si era visto costretto a posizionarlo manualmente. L’ammasso di metallo è crollato addosso ai due operai, investendo per intero Roberto, schiacciandolo. Di lì a poco la morte, causata, secondo i referti medici, da un violento schiacciamento toracico. Il processo civile è stato seguito dagli avvocati della famiglia di Roberto, Carmine Paolo Sessa e Gaetano Maiorino. Secondo quest’ultimo, la sentenza è stata importante perché ha riconosciuto poste risarcitorie, che la Cassazione disconosce in materia tanatologica.

Nel caso di Roberto, è stato accertato un risarcimento più stratificato: danno biologico, morale ed esistenziale ai genitori e ai fratelli del giovane. Secondo l’altro avvocato, Sessa, amico di Roberto, la sentenza ha donato ai familiari la pace morale. Roberto era viveva in via Vincenzo Russo. Per aiutare la famiglia, aveva deciso di partire per Firenze. Ogni anno, a Pecorari, viene organizzato un torneo in sua memoria ed ogni bar tiene esposta una sua foto. La stessa “Curva Fiesole” di Firenze gli dedicò una coreografia.

Davide Speranza

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