I giardini della corte vescovile Ravello, tra fede e operosità

Domani nuovo appuntamento con le cartoline storiche della Costiera amalfitana In omaggio con “la Città” uno scatto che immortala la piazza e il campanile

È Ravello l’assoluta protagonista dell’appuntamento di domani con “la Città” che regala, ogni mercoledì e il sabato, cartoline raffiguranti antichi scorci della Costiera amalfitana. La cittadina, secondo la tradizione, fu fondata dai romani nel VI secolo, durante la seconda guerra gotica e venne elevata a sede vescovile su intercessione del duca Ruggieri presso il pontefice Vittore III. Fece sempre parte del Ducato di Amalfi, seguendone le sorti, e si distinse dalle altre località per prosperità e prestigio. Basti pensare che, all’epoca, contava ben 36mila abitanti e annoverava 13 parrocchie, 4 monasteri e persino un ospedale. E lo scatto della macchina fotografica del tempo si focalizza sul cuore pulsante della “città della musica”. «È uno scorcio suggestivo di Piazza Vescovado – spiega Luigi Buonocore, direttore del museo del Duomo di Ravello – all’ombra del bel campanile, che risale ai primi decenni del secolo scorso. Dai giardini della Corte Vescovile si erge maestosa la torre campanaria, costituita da doppio ordine di bifore innestate su un’alta base, recante a coronamento una galleria di archetti intrecciati in cui si alternano conci di tufo giallo, tufo nero e listelli in cotto».

Dunque ancora una volta i fotogrammi fanno fare un salto a ritroso nel tempo, facendo rivivere attimi di un’epoca lontana e invitando immergersi in atmosfere oramai dimenticate. «Il campanile, dotato di un orologio pubblico dal 1793 alla metà del secolo successivo – evidenzia Buonocore – nel 1900 era stato interessato da interventi di consolidamento statico, a causa delle condizioni pietose in cui versava, a partire dalla metà dell’Ottocento. Lungo il prospetto dell’antico vigneto, già interessato da lavori di sistemazione ad opera del Reverendo Capitolo della Cattedrale di Ravello nel 1774, si inserisce la fontana ad uso pubblico, con bacino a vasca e mascherone, nei pressi della quale sono chiaramente distinguibili figure femminili in abiti tradizionali. La fonte era stata commissionata dallo scozzese Francis Nevile Reid, proprietario di palazzo Rufolo dal 1851, che aveva fatto realizzare a sue spese anche i canali necessari ad alimentarla, riservandosi lo scolo delle acque da utilizzare per l’irrigazione dei giardini della villa».

L’obiettivo fotografico, quindi, ha saputo immortalare gli elementi caratteristi e caratterizzanti della Ravello “antica” ma che, anche oggi, sono elementi distintivi della cittadina. «Lo scatto consegna così alla memoria – precisa il direttore del museo del Duomo – un angolo sospeso tra la chiesa cattedrale, espressione di devozione popolare, orgoglio civico, potenza munifica e la dimora dei Rufolo, ancora capace di incarnare e di trasmettere quell’ideale romantico alimentato da rovine, giardini e torri fiabesche. Patrimonio straordinario di un centro annoverato, nei secoli addietro, tra le prime città del Regno di Napoli e che ancora oggi evoca i suoi nobili natali unitamente alle suggestioni dell’oriente arabo e bizantino».

Bellezze che hanno consentito a Ravello di diventare una delle mete preferite del turismo nazionale e internazionale. «A partire dalla seconda metà dell’Ottocento – conclude Buonoscore – ha saputo attrarre viaggiatori europei, grazie alle bellezze della natura e dell’arte, capaci di trasformare il viaggio in una “serendipity”, felice ed inaspettata scoperta a rigenerazione dell’animo».

Gaetano de Stefano

©RIPRODUZIONE RISERVATA