I fischi e gli insulti contro l’arcivescovo

La festa patronale: veleni e clima da stadio al passaggio delle statue dei Santi per le strade cittadine

Che il clima tra i portatori e l’arcivescovo Moretti non fosse sereno, si era capito già da tempo. Il mese che ha preceduto le celebrazioni dedicate al Santo Patrono, è stato infatti caratterizzate da riunioni al vetriolo e da mille contrasti, a partire dalla lettera con cui il numero uno della chiesa salernitana chiese a tutti di fornire le loro generalità. Niet. In blocco si rifiutarono, considerando quel gesto una sorta di schedatura. E non di certo in massa risposero ad un altro appello, che prevedeva la necessità di confessarsi prima dell’ingresso al Duomo. In più occasioni, inoltre, sposando la posizione del sindaco, contestarono la scelta di saltare il tradizionale “inchino” dinanzi la caserma della Guardia di Finanza e dinanzi l’ingresso di Palazzo di Città. Una sosta negata causa della guerra fredda tra Moretti e De Luca. Tra alti e bassi la situazione sembrava ai limiti del sopportabile, ma a far esplodere la miccia fu il fatto che i simulacri dei Santi, anzichè trovarsi come di consueto all’interno della Cattedrale, furono posti nel quadriportico. Un “affronto” che i portatori non hanno tollerato. Quindici minuti di stand by, con le paranze inchiodate nonostante dai microfoni si invocasse la loro partenza, il clero salernitano impietrito e don Felice Moliterno, braccio destro dell’arcivescovo, affannato a trovare una inutile mediazione. I toni della discussione diventano roventi, tocca al questore intervenire. Parte la processione. Ogni diktat imposto dalle Cei e condiviso da Moretti viene infranto: soste, inchini, balletti ovunque. In via Mercanti i preti vengono praticamente bloccati con la forza. Ma è dal Palazzo delle Poste in poi che si scatena l’inferno, con i portatori che impongono stop dinanzi a bar e ristoranti, i fedeli impossibilitati a pregare e la folla che urla “Moretti via da Salerno”. L’acme lo si raggiunge dinanzi la Provincia. Poi, giunti al Comune - le cui porte furono fatte trovare aperte - gli applausi trionfali per il Patrono e le invettive contro l’arcivescovo. Fischiato perfino al ritorno in Cattedrale e impossibilitato a dire mezza parola ai pochi che in quella processione, si trovavano per devozione.(b.c.)

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