il caso

I fedeli del Gregge chiedono al vescovo Moretti un «atto di misericordia»

L’associazione vorrebbe essere riconosciuta dalla Chiesa ma la Diocesi si spacca. Preti in rivolta in molte parrocchie

SALERNO. «Vogliamo iniziare un cammino di reciproca conoscenza con tutte le componenti della Chiesa salernitana, condizione indispensabile perché il vescovo, illuminato dallo Spirito, possa far discernimento sulla nostra opera». È uno stralcio della missiva indirizzata all’Arcivescovo di Salerno-Campagna-Acerno, monsignor Luigi Moretti, dall’Associazione “Opera del gregge del Bambin Gesù”, nata da quella che i detrattori chiamano “l’avventura di Caterina”, la veggente depositaria di rivelazioni divine, la cui esperienza non fu mai sottoposta al discernimento ecclesiale. Associazione che chiede, ancora una volta, di essere riconosciuta dalla chiesa, partendo dal presupposto del «rinnovamento che nelle intenzioni di papa Francesco, dove produrre il Giubileo della Misericordia, anno di grazia per tutti». E, perciò, sacerdoti e laici del Gregge avvertano l’esigenza di «aprire il cuore alla nostra chiesa, che vive in Salerno, Campagna e Acerno». E aggiungono: «È la chiesa che ci ha generato alla fede di Cristo: chiesa che amiamo e in cui da sempre viviamo e operiamo con gioia, nei vari ministeri della pastorale diocesana».

Insomma dopo gli scontri che si sono consumati, negli anni scorsi, con l’arcivescovo Gerardo Pierro, che impose nel 2005 ai prelati che facevano parte dell’associazione di abbandonarla e di sostenere una dichiarazione d’obbedienza alla Curia, il clima sembra essersi rasserenato. Ma dalla quiete apparente rischia di scatenarsi una tempesta epocale. Perché i sacerdoti dell’area Sud del Salernitano sono già in rivolta. Tant’è che hanno espresso, in maniera anche decisa, la loro contrarietà, invitando a mostrare il pollice verso a tutti gli altri sacerdoti. In sostanza si sono sostituiti a monsignor Moretti, in quanto temono che l’arcivescovo possa cedere alle “lusinghe” del Gregge. E, proprio per questo è in corso una polemica interna alla Chiesa salernitana che finora è rimasta sotto traccia e che vede coinvolti proprio l’arcivescovo e gran parte dei preti della diocesi. E, in particolar modo, chi non vede di buon occhio un possibile riconoscimento del Gregge.

Che le acque siano agitate lo si capisce dal tono in cui Moretti ha risposto, anche in maniere decisa, ai prelati che hanno avanzato le loro perplessità. «Mi permetto di osservare – replica monsignor Moretti ai sacerdoti firmatari in un documento in cui si dicono contrari al Gregge – che ho avuto modo di parlare del Gregge solo con alcuni di voi e in maniera superficiale. Pertanto mi meravigliano le perentorie affermazioni da cui risulterebbe il contrario. Infine ritengo che la vostra proposta, comunicata senza che io ne sapessi nulla, a tutti i sacerdoti, sia un diversivo volto a creare confusione più che un contributo utile a costruire la comunione ecclesiale, che dovrebbe essere il vero interesse di tutti».

Dunque è innegabile che vi sia uno scontro aperto nella diocesi salernitana. Perché da un lato ci sono i prelati che si oppongono apertamente al coinvolgimento del discusso gruppo di preghiera all’adesione alla Madre Chiesa, dall’altro c’è l’arcivescovo che invita alla calma e che passa al contrattacco, non gradendo l’ingerenza dei prelati che si sono sostituiti a lui. Dunque la tensione si taglia a fette, mentre gli aderenti all’associazione sperano che la guerra fredda con la Curia cessi per sempre dichiarandosi disponibili a impegnarsi «in qualsiasi ambito in cui il vescovo vorrà chiedere il nostro intervento, in uno spirito di totale apertura e servizio. Confidiamo fermamente – rimarcano gli iscritti all’associazione – che le iniziative concrete da attuare per aprirci alla comunità diocesana, sapientemente concordate con nostro arcivescovo, avviando un franco e sereno scambio di idee e di esperienze sullo stile di vita dei membri dell’Opera, saranno un imprescindibile punto di partenza, al fine di superare le situazioni che, in passato, hanno creato incomprensioni e sofferenze di vario tipo».

In pratica è un invito a sotterrare l’ascia di guerra e a convivere pacificamente. «Abbiamo la fiduciosa speranza – concludono gli aderenti al Gregge – che questo messaggio, umile e fraterno, trasparente nelle sue intenzioni e nei suoi contenuti, sia accolto da sacerdoti e laici come un invito a lasciarci tutti toccare dalla misericordia del Signore. In tal modo la chiesa unita, libera, franca e ricca nell’accoglienza della varietà dei doni dello Spirito, potrà essere più efficace e credibile, nell’annuncio di Cristo oggi».