I familiari: «Non ha neppure chiesto scusa»

La madre delusa dalla sentenza: «Omicidio colposo è troppo poco per chi guida ubriaco»

Serena e Nadia (la moglie di Cosentino) erano amiche. «Come sorelle» ricorda la mamma della giovane vittima. E così oggi a fare male, oltre al dolore straziante della perdita, è pure il silenzio. «Eravamo amici, stavamo sempre insieme – sbotta il fratello Roberto – eppure in tutto questo tempo Armando non ha sentito il bisogno di chiamarci, di avvicinarci. Poteva almeno chiedere scusa, invece aspetto ancora una telefonata, una parola».

Le due coppie erano uscite insieme il 14 agosto. Serena aveva dormito a casa dell’amica, poi la mattina dopo erano partiti verso Capri. «L’ultima volta l’ho sentita da lì – ricorda la madre Maria Rosaria – era l’una di pomeriggio, era felice. Poi la sera è arrivata quella telefonata dei carabinieri, mi hanno parlato di un incidente ma ho temuto subito il peggio». In casa era sola, e da sola si è messa in macchina per raggiungere Maiori: «Sono salita per il valico di Chiunzi, con la morte nel cuore». Da allora non è più la stessa. Il dolore le ha fatto perdere ciocche di capelli e di notte capita ancora che si svegli urlando. La sentenza di ieri, tre anni e mezzo per omicidio colposo, se l’aspettava ma non le basta: «Così non è giustizia – mormora – non ce l’ho con i giudici ma per me la storia dell’omicidio colposo non dovrebbe proprio esistere. Se uno si mette alla guida ubriaco lo sa il rischio che corre. E quello che fa correre agli altri. (c.d.m.)

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