I “dischetti” di Varolato arrivano fino in Francia 

Vicenda depuratore, protesta dei volontari di Legambiente sul litorale pestano Ferro: «Devono essere individuati i responsabili, pronti a costituirci parte civile» 

CAPACCIO PAESTUM. Dischetti del depuratore di Varolato trovati perfino sulle coste della Francia. Ieri mattina, gli attivisti di Legambiente hanno esposto uno striscione, sulla spiaggia pestana. Il messaggio impresso è stato: “Ecogiustizia subito”. Questo al fine di chiedere che venga fatta immediatamente chiarezza sull’emergenza ambientale che dalla scorsa primavera interessa tutto il Tirreno a causa della dispersione di dischetti in plastica (carrier), fuoriusciti dal depuratore di Capaccio Paestum. Al momento ne sono stati raccolti oltre 150 mila.
Proprio sulla spiaggia nei pressi della foce del Sele, da dove i dischi in plastica si sono riversati in mare, circa cinquanta volontari di Legambiente hanno inscenato la protesta per non abbassare l’attenzione su questa vicenda. Un blitz realizzato in contemporanea con il passaggio lungo la costa di Goletta Verde, la storica campagna di Legambiente che in questi giorni sta facendo tappa in Campania. E dall’imbarcazione, al momento dell’arrivo nei pressi di Paestum, l’equipaggio ha issato lo striscione ‘Che vergogna!’, perché se da un lato sembra risolto l’enigma della provenienza di questi dischetti, dall’altro non si ferma l’inquinamento che questi rifiuti stanno provocando.
«Nei giorni scorsi - afferma Francesca Ferro, direttrice di Legambiente Campania - tramite i nostri legali, abbiamo depositato in Procura una richiesta di accesso agli atti per avere contezza dell’indagine in corso. Un’indagine che auspichiamo possa concludersi al più presto, individuando i responsabili di questo scempio ambientale che ci aspettiamo siano perseguiti per reato di inquinamento ambientale, come previsto dalla legge sugli ecoreati. Legambiente è pronta a costituirsi parte civile».
A fine marzo scorso, la capitaneria di porto di Salerno, su disposizione della Procura della Repubblica, aveva posto sotto sequestro l’impianto di depurazione da cui erano fuoriusciti i dischetti di plastica (poi trovati su gran parte delle coste tirreniche. Un provvedimento resosi necessario anche per bloccare il pericolo di ulteriori fuoriuscite. Il personale della guardia costiera aveva potuto accertare l'avvenuta fuoriuscita dei filtri che, a causa di un cedimento strutturale di una vasca dell'impianto, si erano riversati nel fiume Sele per poi confluire nel Mar Tirreno, dove per effetto delle correnti hanno praticamente invaso le coste, fino a Montpellier.
Andrea Passaro
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