banche e riforme

I dirigenti delle Bcc locali «Così si rischiano i posti»

SANT’ARSENIO. Le Bcc virtuose rischiano di pagare ingiustamente le colpe di altri e a rischiare sono anche i lavoratori delle Banche di credito cooperativo perché ci saranno tantissimi esuberi....

SANT’ARSENIO. Le Bcc virtuose rischiano di pagare ingiustamente le colpe di altri e a rischiare sono anche i lavoratori delle Banche di credito cooperativo perché ci saranno tantissimi esuberi. Questo in sintesi l’allarme lanciato con una nota congiunta da Michele Albanese, direttore della Banca Monte Pruno, e Antonio Marino, direttore della Bcc di Aquara. Il rischio diventa sempre più concreto a causa di alcuni aspetti della riforma del credito cooperativo. “C’è il rischio di diventare come sportelli di una grossa banca – scrivono Albanese e Marino – non più organismi autonomi e propositivi come siamo sempre stati. C’è il rischio che ci omologhino agli altri istituti (forse anche con la loro complicità lobbistica) togliendoci quelle peculiarità che ci hanno resi diversi e utili. Vogliamo che le nostre piccole banche siano più tutelate nella loro diversità anziché più “annacquate” dentro il sistema; vogliamo che ci sia una organizzazione più orizzontale che verticale, più servizi in rete e meno dirigismo da Roma; vogliamo banche che siano ancora più vicine ai territori e ai cittadini e non costruite da burocrati nelle loro torri d’avorio che poco conoscono le realtà locali e producono troppe regole che finiscono per soffocare il mercato”. I direttori propongono soluzioni alternative: “Se proprio ci deve essere una capogruppo - spiegano - che l’adesione sia volontaria e non obbligatoria per quelle Bcc che hanno il bilancio in equilibrio”; inoltre “si ponga mano seriamente alla eliminazione dei “carrozzoni” (e relativi esosi “gettoni”) che esistono numerosi all’interno del movimento del credito cooperativo”. (e. c.)