I comuni del Cratere non tornano indietro «Mai qui la fabbrica» 

Amministratori locali e residenti sono mobilitati da due mesi Dalla variante al Puc di Buccino alle delibere degli altri centri

BUCCINO. È un “no” netto quello che arriva da cittadini, comitati e sindaci del Cratere circa l’ipotesi di delocalizzazione delle fonderie Pisano nel lotto dell’opificio ex “Metalli e Derivati”, collocato nella zona industriale di Buccino Scalo.
Tutto ha avuto inizio a marzo, quando il consorzio Asi Salerno, che è l’Ente proprietario e gestore degli immobili industriali nel Cratere, pubblicò un bando di assegnazione e messa in vendita dei lotti vuoti esistenti nelle aree industriali della Valle del Sele e Tanagro. Tra i lotti Asi in vendita e situati sui suoli di proprietà comunale, c’era anche quello della Metalli e Derivati, l’unico opificio messo a bando che si estende su una superficie di 50mila metri quadri. Il più adatto, quindi, ad ospitare le fonderie. Al bando hanno partecipato 9 aziende, tra cui quella dei Pisano, che hanno consegnato le buste con le offerte. Offerte ancora segrete poiché le buste, sigillate, verranno aperte tra qualche settimana da una commissione costituita all’Asi e che avrà il compito di assegnare i lotti.
La partecipazione al bando dei Pisano, però, ha messo sul piede di guerra i Comuni del Cratere, pronti alle barricate. Atti e delibere per dire “no” alle fonderie sono stati approvati all’unanimità dal consiglio comunale di Buccino, che ha chiesto all’Asi di annullare il bando. Alle azioni di Buccino sono seguite decine di delibere anti-fonderie da parte dei Comuni di Alburni, Sele, Tanagro e dalle comunità montane Sele e Vallo di Diano. La vicenda ha anche portato la giunta comunale ad approvare la modifica del Piano urbanistico, che ha trasformato la zona industriale di Buccino in distretto agroalimentare, sbarrando l’ingresso alle «industrie pesanti». Parte dell’area industriale infatti, rientra in area Sic e ciò impone alle nuove aziende, la presentazione di una valutazione d’incidenza ambientale e il parere dell’Ente Riserva Foce-Sele, quest’ultimo gestore della zona protetta, poiché a 150 metri dagli opifici scorre il fiume Bianco. Secondo le nome tecniche di attuazione, infatti, nella zona industriale Asi ricadente in area Sic, è esclusa ogni nuova edificazione, mentre per la collocazione di aziende in area non Sic, è necessaria una valutazione di incidenza ambientale. Intanto però, la modifica al Puc che ha fatto scattare le norme di salvaguardia, ha classificato la zona industriale in “area di crisi non complessa-distretto industriale alimentare”, tutelando così le aziende già esistenti e chiudendo definitivamente le porte alle industrie “impattanti”, prevedendo solo l’insediamento di aziende agroalimentari. La variante ha indotto Confindustria a preparare un ricorso, che verrà presentato nei prossimi giorni, contro il Puc.
Mariateresa Conte
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