«I clochard non meritano coperte logore»

La denuncia dei volontari di strada: «Bisogna sempre rispettare la dignità degli esseri umani: non si regalino stracci»

«Se qualcuno ci vuole aiutare è meglio che sappia che noi non ci occupiamo dello smaltimento di coperte e vestiti vecchi e logori. È una questione di dignità, di rispetto per la persona, a prescindere se viva per strada o meno».

Solo chi realmente conosce l’ambiente dei senzatetto, chi li accoglie ogni sera offrendo loro un letto e un bagno dove farsi una doccia, magari anche un pasto caldo e un cambio di biancheria intima, può capire quanto può essere umiliante dover accettare per necessità ciò che per gli altri è da buttare. Solo chi conosce i loro nomi, le loro storie, i loro percorsi personali, solo chi ha imparato a leggere nei loro occhi la disperazione e la perenne solitudine è così categorico da rifiutare la beneficenza quando essa non tiene in considerazione l’essere umano in quanto tale.

«Lo scorso anno ci sono arrivate circa cinquanta coperte da distribuire tra i clochard salernitani e non voglio neanche descrivere lo stato in cui erano. Le ho buttate e, di tasca mia, ho comprato cento plaid pagandoli 4.50 euro l’uno». L’accusa non è di poco conto ma lo sdegno, nel mondo del volontariato, non è da meno.

Preferisce rimanere anonimo l’angelo dei diseredati che da anni si occupa di chi, a Salerno, vive per strada e la dolcezza e la comprensione che riserva ai suoi amici nullatenenti non le pratica con chi considera gli homeless degli uomini di seconda categoria: «Hanno così tanti problemi di carattere pratico – racconta il volontario – che pensare di risolverli regalando loro una coperta, magari vecchia e poco pratica per la vita che fanno, è di quanto più degradante possa esserci».

Per coperte poco pratiche si intendono piumoni o coperte di lana pesanti che i senzatetto non sanno come portarsi dietro spostandosi di notte in notte in posti diversi.

«Poi succede che magari le lasciano in strada e gli spazzini, giustamente, le buttano – aggiunge l’uomo – quando basterebbe qualche plaid o, meglio ancora, qualche sacco a pelo. L’importante è – conclude - che non siano scarti casalinghi».

Sulla stessa lunghezza d’onda uno dei volontari che offre il suo tempo, e a volte il suo sonno, sull’altare della causa portata avanti da anni dai missionari Saveriani che da novembre a maggio aprono le porte della loro casa nel rione Piombino per ospitare 18 senzatetto.

«Ormai conosciamo quelli che dormono da noi – dice - perchè c’è una sorta di diritto di prelazione tra quelli che hanno una presenza continua e che, soprattutto, rispettano le nostre regole. Prima fra tutte quella relativa all’entrata di ingresso e di uscita dalla struttura che permette un’organizzazione più serena degli spazi. Poi, ovviamente, se c’è qualcuno che ci chiede di potersi fare una doccia certamente non lo mandiamo via».

I volontari in “servizio” dai Saveriani si preoccupano di raccogliere anche ciò che maggiormente serve a chi vive per strada: biancheria intima pulita, prodotti per l’igiene, asciugamani, ma anche vestiti e lenzuola in modo da assicurare un riposo confortevole e un supporto materiale. «Non accettiamo stracci – puntualizza anche lui, come il volontario che aiuta i clochard in strada – e, una volta chiarito questo punto, chiunque può portarci ciò che ritiene rispondente alle nostre richieste».

È bene ricordare che tolta la struttura dei Saveriani e quella ai barbuti gestita dalla Caritas, in città non esistono altri ricoveri per i senza fissa dimora.

Dopo la morte di Jakob, il clochard deceduto lo scorso ottobre, furono tante le voci, anche “ufficiali” che si alzarono per manifestare solidarietà al mondo degli ultimi promettendo aiuti e spazi. ma, al momento, niente si è mosso nè per quanto riguarda l’accoglienza nè tantomeno per l’assistenza nei più piccoli problemi quotidiani che queste persone incontrano. A rischiare di rimanere, come Jakob, vittime dell’assoluta mancanza di diritti, al momento in città sono circa quaranta persone, gli irriducibili, per lo più stranieri, che rappresentano la fascia più “difficile” da aiutare dei senzatetto che gravitano su Salerno. In totale, i volontari contano circa una settantina di persone in difficoltà.

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