I clan corrono sul web Affari con droga e armi

Nella dark net il business del futuro delle mafie. E senza lasciare tracce Non solo acquisti illegali ma anche la possibilità di riciclare denaro sporco

SALERNO. Una pistola a 900 euro, una mitraglietta russa a 2mila, un pacchetto con informazioni personali di un utente a solo un dollaro, un account paypal a partire da 300 dollari, un account per on line banking da 200 dollari. Si trova di tutto sul mercato del dark net, la nuova frontiera del crimine organizzato – camorra compresa - che, partendo dalle scommesse illegali on line, ha scoperto le risorse infinite della rete per far crescere i suoi traffici illeciti: non solo armi, ma soprattutto droga. Perché internet non è solo quello che appare in superficie, ma c’è un modo sommerso, il cosiddetto deep web, dove si trovano - si stima - 400 miliardi di documenti, a fronte di poco meno di 4 milioni di pagine web indicizzate da Google. E dentro il web nascosto c’è il dark net, dove è possibile fare affari illeciti e dove prolifera anche il terrorismo.
L’audizione degli esperti. Lo hanno spiegato bene alla Commissione d’inchiesta sui fenomeni della contraffazione, due inquirenti esperti della materia: Gennaro Vecchione, comandante delle Unità speciali della Finanza, e Giovanni Parascandolo, comandante del Nucleo speciale frodi tecnologiche delle “Fiamme Gialle”. Cominciando a chiarire un equivoco di fondo: deep web e dark net non sono la stessa cosa. «Il deep web – ha detto Vecchione - è un insieme di siti internet, pagine e contenuti web, che, non essendo indicizzati, non possono essere raggiunti dagli utenti attraverso i comuni motori di ricerca. Solo col link esatto o username e password di accesso potremmo avere campo libero alla navigazione di certi contenuti». Il traffico del deep web è formato da «bit che veicolano tra l’altro interrogazioni database, operazioni di iscrizione e login e in generale transazioni protette da password, pagine accessibili solo con l’attivazione di servizi a pagamento, pagine non linkate da nessun’altra pagina del web, tecnologie come quelle CAPTCHA, che vengono utilizzate per impedire l’accesso a risorse web da parte di sistemi automatizzati». Altra cosa è il dark net: si tratta di «un insieme di reti e tecnologie che utilizzano applicazioni e protocolli di comunicazione già esistenti (http, FTP), usati per la condivisione di contenuti digitali, che non sono separati fisicamente da internet, ma resi invisibili e non accessibili dai comuni browser; si entra solo con software progettati per instaurare comunicazioni assolutamente anonime». Ed è proprio in questa porzione di mondo virtuale «che possono annidarsi – afferma Vecchione -pericolose organizzazioni criminali, gruppi di hacker, cellule antagoniste o soggetti legati a frange terroristiche. Qui come nel clear web è possibile trovare una rete di marketplace, dove si può comprare di tutto (droga, armi, materiale pedopornografico, documenti di identità, numeri di carte di credito che vengono venduti ovviamente previa clonazione, mail list, prodotti contraffatti o piratati e tanto altro ancora)». Un universo sotterraneo dove è possibile anche «acquistare o affittare veri e propri servizi su misura per compiere attività di hackeraggio, quindi anche l’acquisto di malware, di software malevoli, oppure di phishing o per compiere azioni dimostrative contro istituzioni pubbliche o aziende». Inoltre, osserva l’ufficiale, «le modalità di pagamento sono assistite da un escrow, ovvero un accordo secondo il quale la somma relativa al pagamento di un bene/servizio acquistato, prima di essere accreditata sul conto del venditore, viene trattenuta da una terza parte, che quindi fa da garante, fino al momento in cui l’acquirente conferma l’avvenuta consegna della merce».
La cryptomoneta del web. «Inizialmente la moneta di cambio utilizzata quasi in modo esclusivo nel dark web era il bitcoin, grazie all’elevato standard di anonimato garantito. Poiché è una formula matematica, possono essere emessi per una capitalizzazione di 21 milioni di bitcoin. Oggi abbiamo già una capitalizzazione di 16 milioni, quindi a breve, nel giro di uno o due anni, il bitcoin sarà esaurito. Questo però non è un problema, perché nel frattempo sono emerse ulteriori criptovalute tra cui Monero». Si calcola che in rete, attulamente, ci siano qualcosa come 700 cryptomonete. L’ultima è lo “zcash”, che avrebbe già raggiunto, secondo la Finanza, un volume d’affari di 20 milioni di dollari. La rete offre la possibilità di convertire la moneta virtuale, aprendo così possibilità infinite a coloro che intendono mascherare e occultare flussi finanziari.
L’accesso al lato oscuro. Ma come si accede al lato oscuro del web? Uno dei principali sistemi è TOR, acronimo di The Onion Router, cioè un conduttore, un instradatore cipolla, perché è a strati. «Questo sistema di comunicazione è nato nel 1995 come internet per esigenze della difesa americana, per garantire le comunicazioni durante attacchi nucleari o elettromagnetici che avrebbero collassato le comunicazioni operative», spiega Vecchione. La peculiarità di TOR è la sicurezza dell’anonimato: «L’IP di connessione che viene assunto è infatti quello che è stato associato temporaneamente al software e non quello che l’internet service provider ha assegnato alla macchina collegata alla rete internet». Il funzionamento del software non è lo stesso della rete tradizionale: «la comunicazione tra client e server non è diretta, ma viene rimbalzata attraverso altri server denominati relay messi a disposizione dai volontari che, fungendo da router, da instradatori, rendono molto difficile poter intercettare l’origine, la destinazione e il contenuto dei messaggi e dei dati trasferiti». «L’evoluzione tecnologica rende possibile oggi navigare nel dark web (ulteriore aspetto preoccupante perché avvicina molto i giovani al dark web e soprattutto i criminali) anche tramite smartphone e tablet, utilizzando apposite app specifiche per IOS e Android, come ad esempio Orbot, che consentono dagli apparati mobile l’accesso a questo spazio virtuale nascosto. Questa circostanza renderà nell’imminente futuro la navigazione nella darknet un’operazione alla portata di tutti».
Il mercato illegale. Ma una volta entrati nella rete sotterranea illegale cosa si può acquistare? Praticamente di tutto. A parte la Beretta a 900 euro e la mitraglietta russa a 2mila, il mercato offre, per esempio, account paypal e per banking online spendendo dai 200 ai 500 dollari (il prezzo varia a secondo del saldo del conto da colpire); scansioni di documenti di identità e patenti, spedendo dai 10 ai 35 dollari (i finanzieri hanno scoperto che almeno una decina di italiani, in questo momento, hanno un loro clone per il mondo); documenti contraffatti con mille dollari; un sistema di hacking di un account facebook o twitter o di altre piattaforme social con 50 dollari; software di virus informatici partendo da 150 dollari; un codice sorgente di un malware bancario da 900 dollari in su. E poi c’è la droga. Nel 2014 l’Fbi ha chiuso “Silk Road”, uno dei più famosi punti vendita di droga nella darknet. Si è calcolato che il business realizzato si attestava sui 1,2 milioni di dollari al mese.
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