IL RETROSCENA

"I Cesarano volevano uccidere Palomba a Scafati"

Il titolare della sala bingo di via Vitiello era finito nella lista nera della cosca vesuviana

Pietro Palomba doveva morire per mano del clan Cesarano di Ponte Persica. L’imprenditore scafatese, titolare della sala bingo di via Vitiello, era finito nella lista nera della cosca vesuviana per la denuncia presentata alle forze dell’ordine dopo le estorsioni che aveva ricevuto. Un'azione non gradita, che aveva portato anche all'arresto di molti esponenti del gruppo criminale napoletano. Proprio per questo motivo Palomba doveva “sparire”.
A spiegarlo è il 41enne Andrea “Dario” Spinelli, il nuovo collaboratore di giustizia, in uno dei primi verbali rilasciati ai magistrati dell’Antimafia di Salerno. Sono le 12.48 dell’11 ottobre scorso quando “Dariuccio”, nella sala colloqui del carcere di Benevento, spiega al Pm della Dda salernitana, Giancarlo Russo, la volontà dei Cesarano di uccidere l’imprenditore scafatese. «Mentre ero in carcere con Giovanni Cesarano, che fu arrestato poi a dicembre del 2016, seppi da costui che loro erano molto arrabbiati nei confronti di Pietro Palomba», ha raccontato. «Aveva denunciato Giovanni Cesarano e gli altri membri del clan, compreso Luigi Di Martino alias “Gigino o’ profeta”. Proprio per questo motivo erano stati arrestati».
Domenico Gramazio
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