I “bombaroli” traditi dalle telefonate

Nelle intercettazioni la preparazione degli attentati da parte del clan che ha terrorizzato il paese per due anni

SIANO. “Quella festa è solo rimandata a causa della pioggia”. Certo, difficile e pericoloso accendere le “lampadine” se sono bagnate. Oppure, “Devo lavorare, devo andare a fare le pizze dentro a una terra, devo accendere il forno”. O ancora: “Andiamo a una processione”. Gli attentati incendiari programmati, nelle conversazioni intercettate tra chi aveva tutto l’interesse nel creare scompiglio nella cittadina di Siano, avevano nomi in codice dei più svariati e fantasiosi. Per progettare quando, dove e chi colpire, i membri del clan facente capo ad Aniello Basile, detto “’O cuozzo”, sgominato ieri l’altro dai carabinieri, si scambiavano considerazioni criptate e messaggi in codice. Quando dovevano comunicare informazioni importanti si squillavano: un solo squillo, infatti, era il segnale che la telefonata che sarebbe seguita era ricca di preziose e utili direttive su come muoversi. Le informazioni acquisite dai carabinieri attraverso intercettazioni telefoniche e ambientali hanno fornito non pochi particolari su come Basile cooptava i suoi uomini, primo fra tutti Gerardo Cerrato, di Bracigliano ma residente ad Auditore, in provincia di Pesaro Urbino. Proprio a quest’ultimo, Basile chiede più volte di raggiungerlo, di “scendere”, per mettere in pratica uno dei tanti atti delittuosi. A sua volta Cerrato viene incaricato, in più di un’occasione, di coinvolgere anche Antonio Gabola. Ma prima di accettare l’incarico, prima di muoversi, Cerrato pretende che la sua Poste pay venga ricaricata con i soldi pattuiti per “fare la situazione”. Nei giorni che precedono l’incendio del 19 agosto 2010, nel quale vennero distrutti gli autocompattatori comunali per la raccolta dei rifiuti – solo il decimo, in ordine di tempo, degli attentati incendiari del clan – Basile chiama, infatti, Cerrato: “Quando scendi?”, “In questi giorni, Aniè”, è la risposta. “Domani sparano il fuoco, domani sera”, annuncia Basile e Cerrato spiega: “Se ce la faccio domani sera, ja”. Basile: “Che devo fare, ti devo mettere una cosa di soldi nella posta, che devo fare?”: Cerrato accetta: “Eh, fai così ja”. Il colpo è deciso. Alle 3 di notte del 19 agosto i camion vengono dati alle fiamme. Basile e Cerrato sono nei pressi del rogo e si squillano nella fase di preparazione dell’attentato. Questo è solo uno dei tanti atti intimidatori andati a buon fine che il clan aveva progettato per destabilizzare l'amministrazione comunale di Siano al fine di acquisire “in modo diretto e indiretto” il controllo di attività economiche imprenditoriali, di concessioni, di autorizzazioni, appalti e servizi pubblici o per realizzare profitti e vantaggi ingiusti per sé e per altri.

La lunga attività investigativa dei carabinieri del comando provinciale di Salerno, seguendo la scia degli attentati consumatisi specie tra il gennaio 2009 e l’ottobre 2010, ha portato all’individuazione di mandanti ed esecutori dei reati. Cinque le persone finite in carcere, una ai domiciliari, mentre per altre cinque è scattato l’obbligo di dimora nel comune di residenza. Altri 14 i nomi che compaiono nel registro degli indagati. L’ordinanza è stata emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Salerno, Emiliana Ascoli, su richiesta della Procura salernitana. E le indagini non sono finite.

Fiorella Loffredo

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