«Ho ucciso, chiedo perdono a tutti» 

Il pentimento di Gaetano Caraccio che uccise la madre nel sonno. Il pm ha chiesto il minino della pena e le attenuanti

«Perdono, a tutti». Perdono per quel raptus che, lo scorso mese di dicembre, lo ha portato ad ammazzare la madre, Vittoria Natella, 74 anni. Gaetano Caraccio, 42 anni, reo confesso, ieri è comparso dinanzi al gup del tribunale di Salerno, Vincenzo Pellegrino. Il matricida ha scelto il giudizio abbreviato ed è difeso dall’avvocato Emanuela Rossomando. L’assassino, gravato da seminfermità mentale, è accusato di omicidio volontario. Il pm Elena Cosentino ha chiesto il minimo della pena e la concessione delle attenuanti generiche.
All’origine di quel raptus omicida ci sono i rapporti tra madre e figlio, dove la vittima era oppressiva e a tratti asfissiante. E poi quel peso psicologico di accudire la donna anziana e malata, altro fattore che ha inciso. Madre e figlio, a causa dei loro problemi psichici, si erano quasi isolati dai contesti sociali, senza relazionare con altri, ed erano divenuti l’uno indispensabile per l’altro. Dopo l’ennesimo litigio, la sera del 22 dicembre Caraccio era fuori di sé e la uccise. La tragedia familiare avvenne in una palazzina di via Clemente Tafuri, nel parco delle Magnolie. La donna, vedova da diversi anni, venne soffocata a mani nude mentre si trovava nella stanza da letto.
Solo il mattino seguente, poco dopo le 9, i carabinieri della compagnia di Battipaglia, diretti dal maggiore Erich Fasolino, bussarono alla porta dell’abitazione al terzo piano. A chiedere il loro intervento era stato un inquilino del palazzo, infastidito dai rumori molesti che arrivavano dall’appartamento della famiglia Caraccio. Ai militari si presentò la scena della donna morta mentre il figlio era in garage, scioccato e disorientato. Le indagini per chiarire l’omicidio furono subito indirizzate sul rapporto tra madre e figlio. La prima venne descritta come una figura paranoica, il secondo era molto attaccato a lei quasi in modo viscerale. Il figlio, inoltre, soffriva oltremodo il peso di dover badare alla madre, anziana e con gravi problemi di salute. Troppe responsabilità per la sua fragile personalità. Al punto di farlo andare fuori di senno e di fargli perdere il controllo per qui pochi minuti che segnarono ancor di più la sua esistenza.
A nove mesi dall’omicidio, in occasione dell’udienza preliminare, Caraccio ha ricordato quei momenti ed ha chiesto ancora una volta perdono per la sua grave azione. Nei bagliori di lucidità si è mostrato pentito per il suo gesto. E solo con il passare del tempo il matricida ha materializzato quanto accaduto. Il quarantaduenne battipagliese è detenuto in una sezione speciale del carcere di Fuorni a Salerno dal giorno dell’arresto. La sentenza di primo grado è attesa a metà del prossimo mese di ottobre.
Massimiliano Lanzotto
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