«Ho sentito i colpi poi ho visto mio figlio coperto di sangue»

La drammatica testimonianza del padre dell’orefice Malet Gente terrorizzata, c’è chi ha cercato riparo dietro le auto

PAGANI. Passare per caso sulla scena di una rapina e ritrovarsi colpiti, col volto pieno di sangue, nel mezzo del fuoco incrociato per essere scesi dalla propria auto. È capitato al gioielliere Enrico Malet, 38 anni, colpito allo zigomo, ricoverato prima a Nocera per tamponare l’emorragia e poi trasferito a Napoli per un intervento di chirirgia maxillofacciale. «Mia moglie lo ha soccorso, ha preso uno straccio, urlava dalla paura, mentre lui aveva la faccia piena di sangue. Poi è passata un’amica e con la macchina e sono corsi in ospedale. Ora è sotto i ferri, speriamo bene – racconta in mattinata il padre, storico commerciantedel Corso – Fortunatamente, dico fortunatamente è andata così. Io ho sentito i colpi, erano tanti, a Pagani siamo in una situazione precaria. Era come il 6 giugno 2008. Una rapina, come allora». La seconda persona ferita, Rosa Apicella, è una cassiera che lavora al supermercato Sun, sforacchiato dai colpi, dove restano strisciate di sangue all’ingresso. Lei stava lavorando ed è stata colpita ad una gamba. La terza è Soccorsa Avino, moglie di un negoziante di elettrodomestici: era nel supermercato per la spesa ed è stata colpita a un braccio. Tutti, fortunatamente, sono fuori pericolo.

In un attimo la strada principale di Pagani si riempie di persone. Ma nessuno ha visto nulla. Nessuno si è accorto delle pur rapide fasi preparatorie dell’assalto. «Pensavamo ai botti di Natale. Però mi sembrava strano», spiega un commerciante. Un altro signore non commenta. Qualcuno ride. Una signora anziana chiede cos’è successo e si mette le mani sul volto. I ragazzi usciti da scuola curiosano, affacciandosi dai nastri bianchi e rossi che delimitano l’ampio fronte della sparatoria. «No, certo che non ho sentito nulla, ero al lavoro, non ci ho fatto caso» commenta uno dei presenti. Tre dipendenti dell’ufficio postale, non appena avvicinati, smettono il fitto chiacchiericcio e si fanno muti. Non vogliono parlare. Sono stati visti mentre fuggivano terrorizzati, per nascondersi sotto un furgone. Il furgone portavalori intanto è stato spostato, parcheggiato all’esterno della tenenza dei carabinieri di Pagani per accertamenti e rilievi. Il solo ad aver visto e a spiegare, raccontando quantomeno una dinamica approssimativa, è un professionista che lavorava nel suo ufficio. Dal balcone, era tutto chiaro. Una posizione privilegiata che riparava fino a un certo punto, viste le insegne attinte. «Ho sentito i rumori – spiega il testimone – Botti non potevano essere. Erano certamente colpi d’arma da fuoco. A quel punto mi sono affacciato e ho guardato. C’era un uomo con un casco grigio, con un fucile tra le mani. E gente che fuggiva. C’è stata una raffica, e poi sequenze di colpi. Non so in che ordine. Poi il caos». ©RIPRODUZIONE RISERVATA