IN MANETTE

«Hai avuto il lavoro grazie a noi: pagaci», due arresti a Bellizzi per estorsione

Fermati il boss Vito De Feo e Massimo Romano dopo la denuncia di un imprenditore

BELLIZZI - «Quel lavoro è tuo solo grazie a noi». Dietro quel “noi” c’è Vito De Feo , 51 anni, sorvegliato speciale. Il suo nome è legato all’omonimo clan di Bellizzi. A dargli manforte il complice Massimo Romano , 33 anni, sempre di Bellizzi. Loro due, venerdì scorso, di sera, si sono presentati in un noto bar di via Roma per riscuotere l’acconto sulla tangente per il loro interessamento, peraltro non richiesto. Ad attenderli c’era la vittima, un imprenditore edile del luogo, e i carabinieri della compagnia di Battipaglia, diretta dal maggiore Erich Fasolino. De Feo e Romano sono stati arrestati in flagranza per concorso in estorsione aggravata.

La tangente. A presentarsi senza annunciarsiall’imprenditore è - secondo le indagini -proprio De Feo. Il boss avanza una richiesta estorsiva di mille euro per l’ottenimento della commissione di un lavoro di impermeabilizzazione di un palazzo a Bellizzi. Quell’appalto privato, gli fa pesare il pregiudicato, lo ha ottenuto grazie al suo intervento nella trattativa e nel far desistere il committente da assegnarlo ad altra ditta concorrente. Quest’ultima aveva addirittura offerto un prezzo più vantaggioso. De Feo aveva così materializzato la richiestaestorsiva, facendo leva sulla sua caratura delinquenziale.

La denuncia. A quel punto l’imprenditore ha visto solo una via d’uscita: l’intervento delle forze dell’ordine. Ed è stato così che si è presentato ai carabinieri per far presente delle minacce ricevute da De Feo. Ai carabinieri ha raccontato anche l’incontro convenuto per saldare la “intermediazione” mai richiesta al noto pregiudicato bellizzese. I militari hanno organizzato la trappola, presentandosi in abiti civili e ben mimetizzati all’appuntamento fissato nel bar del centro. Tutto è avvenuto nell’arco di una giornata. È stato venerdì sera quando De Feo, dopo i convenevoli, ha preso poco meno di 200 euro in banconote da diverso taglio dalle mani della sua vittima. In quel momento sono intervenuti i carabinieri, arrestandolo in flagranza di reato insieme al complice.

Le insolite bussate. Nonostante i duri colpi inflitti alla delinquenza organizzata della Piana del Sele, l’ombra della mala continua a insidiare il tessuto economico. Le formule per la “bussate” sono cambiate nel corso degli anni, in evoluzione coi tempi. Dal posto di lavoro chiesto con imposizione all’imprenditore di turno, si è arrivati all’intermediazione di iniziativa. De Feo, infatti, è venuto a conoscenza della revoca dell’iniziale accordo tra l’imprenditore rimosso e il committente e si è inserito per favorire il primo, pretendendo dopo del denaro.

Le indagini. Dopo le formalità di rito in caserma, De Feo e Romano sono tornati in carcere in attesa della convalida dell’arresto. L’attività investigativa non è chiusa, si indaga per verificare la partecipazione di altri complici. (m.l.)