L'intervista

Gugliucci: «Io in Usa con Kevin Klein e Michelle Pfeiffer»

Il 45enne attore salernitano parla anche della sua esperienza all'estero

Da Salerno, dove è nato 45 anni fa, l’attore Yari Gugliucci si è trasferito prima negli Stati Uniti dove ha studiato recitazione a New York e Los Angeles, per poi lavorare in Italia e all’estero per il teatro, la televisione e il cinema, dove è stato diretto da registi come Lina Wertmuller e i fratelli Taviani. Per la sua partecipazione al film “A Room with view” di Nicolas Renton, il quotidiano inglese The Guardian gli ha dato l’appellativo di “period face”. Interpretando il ruolo di Giancarlo Siani nel film “E io ti seguo”, ha conquistato una nomination al Festival Internazionale di Montreal e il premio del pubblico come miglior attore. Si è cimentato anche nella narrativa con il romanzo “Billy Sacramento”.

Il primo viaggio da solo?

«A undici anni, mi persi con il treno. Dovevo andare ad Agropoli per raggiungere degli amici ma mi addormentai e fui costretto a scendere a Pisciotta, a quell’ora non c’erano più treni fu una nottata terrificante sulla spiaggia».

Il giocattolo preferiva da bambino e che pagherebbe per vederlo nuovamente materializzato?

«Bella domanda, c’era una sorta di bottiglia con un genio della lampada, tutto giallo, di plastica, della Gig. Il cane gli staccò la testa».

Il primo libro letto senza costrizione scolastica?

«Cristiana F. noi ragazzi dello zoo di Berlino».

Il classico da rileggere spesso e volentieri?

«La recherche di Proust, anche se è un po’ pesante. Ma il mio preferito in assoluto è Melville, il suo Moby Dick è un capolavoro senza precedenti».

Il fumetto?

«Dylan Dog».

Il supereroe preferito?

«Io. No, scherzo, quello che si allunga dei Fantastici 4, con i capelli un po’ brizzolati, una specie di George Clooney dei supereroi».

Cantanti preferiti?

«Francesco De Gregori, tra gli stranieri Sting».

L’esperienza teatrale che ha lasciato di più il segno?

«’O Cunto d’o Surdato, per la regia di Lello Arena, un riadattamento de l’Histoire du Soldat, dove io interpretavo appunto il soldato che vende l’anima al diavolo. Lo portammo in scena per i terremotati dell’Aquila e andammo anche al Quirinale con il presidente Giorgio Napolitano. Questo per restare in casa nostra, ma non posso dimenticare quando ho vestito i panni di Caliban nella Tempesta di William Shakespeare, a New York, dove ho recitato accanto a Michelle Pfeiffer e Kevin Klein, non capita tutti i giorni!».

È stata più grande l’emozione della prima volta a teatro o quella della prima volta sul set cinematografico?

«A teatro mi emoziono sempre. È sempre come la prima volta. A cinema non più, ma è sempre bello».

Come si trova nei teatri piccoli, dove il pubblico è seduto a pochi centimetri?

«Sono come le chiesette, preferisco le chiese piccole alle cattedrali, sono più raccolte».

Le capita mai, magari in auto, di ripetere frasi di testi teatrali del passato che ritornano in mente all’improvviso?

«Come no, magari sono parti ripetute in maniera ossessiva e quindi ancora affiorano. Spesso mi capita dopo un provino, un incontro, una prima teatrale. Dei passi dell’Odissea mi vengono spesso in mente... anche questo sarà un indizio da psicanalisi?».

Ha naturalmente una buona memoria o la esercita?

«Entrambe le cose. Direi che è buona ma spesso la esercito al contrario, a non ricordare, ricordare troppo fa male. Devo fare pulizia nella mente, Da piccolo ero obbligato a stare due ore su una pagina di storia, a volte mi sentivo un idiota perché impiegavo tanto tempo e nemmeno mi ricordavo un granché. Mai avrei immaginato di imparare 40 pagine del Giulio Cesare in mezz’ora. Come si spiega?».

Le atmosfere settembrine che le piacciono di più?

«Sono appena tornato da un una mattinata di jogging sul lungotevere a Roma. Mi piacciono le foglie morte, Roma, New York. Nella mia mente l’autunno è un viale di Berlino con una bicicletta che va tra le foglie dei platani, come potrebbe essere da noi Avellino. Mentre qui andiamo al mare, ti volti ed è già Natale».

Gugliucci, quali sono i suoi prossimi lavori?

«Ce ne sono tanti. Farò il Fiorello La Guardia, vero mito, il primo sindaco di New York. Poi farò il film di Natale con Alessandro Siani e una serie televisiva che si chiama Sirene, con Ornella Muti, Luca Argentero».

La prima cosa che fa quando torna a Salerno dopo i suoi viaggi lavorativi?

«Parcheggiare. Sembra banale ma è un’impresa, certe volte è più facile parcheggiare in centro a Roma. Dopo aver parcheggiato vado a mangiare una brioche al Nettuno. Se mi vedete lì davanti sono appena arrivato...».

©RIPRODUZIONE RISERVATA