l'inchiesta

Guerriglia tra bande per le nuove schiave del sesso

Nel Salernitano romene e albanesi hanno ormai soppiantato le nigeriane. Pestaggi ai marocchini che hanno provato a inserirsi nel giro dello sfruttamento della prostituzione

SALERNO. Marta i suoi clienti se la ricordano ancora. Alta, bionda. Bella di una bellezza che non aveva paragone tra le sue colleghe di strada. È riuscita per questo a mettere da parte nel corso degli anni una somma per sé, aumentando il prezzo delle prestazioni al di sopra dei trenta euro che i magnaccia impongono per tutte e che a fine serata vanno consegnati in cambio di vitto e alloggio, per provare a garantirsi un sonno senza botte e violenze. Quando i soldi sono diventati abbastanza, Marta è tornata in Romania, a realizzare il sogno di aprire con 35mila euro un’attività commerciale tutta sua. È una delle poche che ce l’ha fatta. Una delle tante che ne coltiva la speranza. Come la 25enne georgiana che fino alla scorsa primavera si fermava tutte le sere in un’area di servizio di via Allende insieme a una romena di 32 anni; ad aprile ha detto basta: «Domani partiamo – ha confidato ai poliziotti che ormai avevano imparato a conoscerle – Lei torna in Romania per aprire un negozio, io vado a vedere una casa». Ma sono troppe di più quelle che restano, e che ad ogni blitz di carabinieri e polizia cambiano zona e protettore senza uscire dal giro. «Capita che ce le ritroviamo in un comune limitrofo – spiegano le forze dell’ordine – Sbaragliata un’organizzazione basta poco tempo perché prenda piede un’altra. È come per la droga, una rincorsa continua». Eppure nel corso degli anni qualcosa è cambiato, a cominciare dalle etnie delle bande.

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