Guerra sui reperti tra Comune e Università

Olevano sul Tusciano si tiene stretti i resti trovati nella grotta di Nardantuono e sfida la “Federico II”

OLEVANO SUL TUSCIANO. Il sindaco Michele Volzone si tiene stretti i reperti dell’ultimo scavo nella grotta di Nardantuono. Nasce un nuovo scontro con la Soprintendenza di Salerno e l’università “Federico II” di Napoli che li vogliono per catalogarli. Da Palazzo di Città chiedono prima di inventariare e fotografare i circa mille reperti depositati nella biblioteca comunale dove dovrà realizzarsi l’idea di un antiquarium. Soltanto dopo sarà autorizzato l’eventuale trasferimento, temporaneo e per un anno, per motivi di studio.

Tutto comincia con i lavori di restauro nella grotta di Olevano, santuario micaelico, dove, negli ultimi anni, sono stati eseguiti alcuni lavori di scavi. Uno dei gruppi di lavoro, coordinato dal professor Pacciarelli dell’università di Napoli, ha effettuato scavi nella grotta del brigante Nardantuono. Il materiale riportato in superficie è stato depositato nei locali comunali. Doveva essere un punto di approdo temporaneo, un deposito dove custodirli in attesa di essere catalogati. Lo studio dei reperti – chiede l’università – deve essere fatto in sede, a Napoli, dove le testimonianze archeologiche dovranno essere analizzate anche in specifici laboratori. Per fare ciò è necessario trasferirli nel capoluogo campano almeno per dodici mesi.

Dal Comune si sono opposti soprattutto per come è stata formulata la richiesta di prelievo. Addirittura nella delibera di dissenso, approvata dalla giunta, si fa riferimento a una corrispondenza epistolare tra la Soprintendenza e l’università dove sarebbe stata apposta “una firma illeggibile”. Da Olevano, in altri termini, chiedono maggiori garanzie sulla restituzione dei reperti con un’apposita convenzione. Ed è sulla proprietà di quei reperti che c’è lo scontro tra enti. Il sindaco Volzone, inoltre, si impegna a realizzare, secondo le indicazioni degli organi competenti, il Museo archeologico di Nardantuono dove i reperti contesi dovrebbero in futuro essere esposti e custoditi. Per il momento non si sono mossi dalla biblioteca di via Roma. Tra gli enti c’è una fase di gelo, soprattutto legata all’azione del Comune, ritenuta, forse, azzardata.

Massimiliano Lanzotto

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