Eboli

Guerra del caro estinto, sette indagati

Nei guai tre medici e quattro volontari delle Croci: dichiarando il falso consentivano a un’agenzia di assicurarsi i funerali

Guerra tra “croci” per il caro estinto, sette indagati tra medici e volontari. Indirizzavano i parenti dei pazienti “in fin di vita” verso una specifica associazione per il trasporto infermi collegata a una nota agenzia funebre di Eboli. Il sostituto procuratore Marco Colamonaci, della Procura di Salerno, ha ipotizzato a carico di tre medici dell’ospedale “Maria Santissima dell’Addolorata” il reato di falso in atto pubblico. Per i volontari, invece, l’accusa è di illecita concorrenza con minaccia e violenza.

Il marcio nell’ospedale cittadino, venuto a galla grazie alle intercettazioni telefoniche, mette in luce intrecci tra chi trasportava l’infermo e i medici accondiscendenti. Quattro sono i casi al vaglio della magistratura, alcuni dei quali risalgono al 2012, quando in ospedale si verificarono alcuni episodi spiacevoli: minacce tra operatori di “croci” diverse. In particolare, la magistratura, supportata dal lavoro investigativo dei carabinieri della locale compagnia, diretta dal capitano Alessandro Cisternino, ha accertato che i medici certificavano il falso mettendo in uscita un paziente che era vivo solo sulla carta. Con questo escamotage, tutto a favore degli ambulanzieri, la famiglia del paziente otteneva il trasferimento del cadavere al proprio domicilio e la certificazione, anche quella falsa, del trapasso avvenuto a casa. In quello che veniva passato come un gesto di cortesia, anche da parte dei volontari, secondo la Procura si inseriva l’agenzia funebre collegata al servizio ambulanza che si aggiudicava anche il funerale. Da ciò scaturisce l’ipotesi di concorrenza illecita, aggravata dalla minaccia.

Nel corso degli anni ai carabinieri di Eboli sono giunte diverse querele da parte di familiari di pazienti e dalle associazioni di pubblico soccorso concorrente di quella inquisita. Il sostituto Colamonaci ha unificato gli episodi ed espletato indagini che si sono basate su intercettazioni telefoniche, i cui dialoghi compromettono gli indagati, e l’escussione di persone informate sui fatti. In questi giorni ai tre medici e ai quattro soccorritori volontari è stato notificato l’avviso delle conclusione indagini. Ora hanno venti giorni per presentare memorie difensive o per chiedere di essere sentiti dal magistrato inquirente. Trascorso il tempo utile per le controdeduzioni, se saranno ritenuti forti gli elementi di prova a carico dei sette, ne verrà chiesto il rinvio a giudizio o, in alternativa, il loro proscioglimento.

La notizia si è diffusa a macchia d’olio negli ambienti ospedalieri, creando un clima di tensione e di imbarazzo. E le indagini sarebbero solo a un punto di partenza.

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