Gromola, allagate case e aziende

Stesse scene a distanza di un anno nella frazione di Capaccio È scontro aperto tra Comune e Regione sulle responsabilità

CAPACCIO. Gromola ieri si è svegliata sott’acqua. Una cinquantina tra abitazioni e aziende invase da un metro di acqua, l’argine del fiume Sele rotto per circa 40 metri, 200 ettari di colture di pregio distrutte, infrastrutture e reti danneggiate, milioni di euro di danni: sono questi i drammatici numeri dell’ultima alluvione che venerdì notte ha colpito in particolare la frazione di Capaccio. A un anno di distanza, i residenti si sono ritrovati ancora una volta a dover fare i conti con le conseguenze drammatiche del maltempo. In molti saranno costretti a disfarsi degli arredi e molti altri oggetti resi inutilizzabili. Via Barizzo Foce Sele, Trentalone, Stregara, Brecciale le zone più colpite. Nella notte è stato anche necessario trasportare in chiesa il feretro di una persona deceduta, dal momento che la sua abitazione, in via della Riforma, era completamente allagata.

I residenti sono disperati: in molti stanno pensando di vendere tutto ed andare e via da Gromola. «È la quarta volta che ci allaghiamo – afferma Matteo Castoro – Voglio ringraziare tutte le istituzioni, a partire dalla Regione, che non si è mai interessata di questa situazione, fino ad arrivare all’amministrazione di Capaccio, con in testa il sindaco Italo Voza, che l’anno scorso aveva assicurato la messa in sicurezza del Sele. L’argine si è rotto nello stesso punto dove sono stati effettuati i lavori l’anno scorso. Chi ci ripagherà dei danni? Il presidente della Regione si deve mettere gli stivali e venire qua. L’anno scorso ho perso 40mila euro, quest’anno è meglio non parlarne». A lementare l’assenza delle istituzioni è anche Giovanni Piano: «Si promette senza trovare delle soluzioni. Non si è fatto niente in questo anno». Danni ingenti anche per le aziende bufaline come quella di Sante Siano: «Centodieci capi di bestiame sono bloccati da un metro di acqua. È stato impossibile spostarli. La corsia di alimentazione è stata sommersa, le mangiatoie sono allagate. L’allevamento è sofferente e ne risentirà anche la produzione di latte».

Il sindaco Voza, in una lettera inviata al presidente Caldoro e al premier Renzi, e firmata anche dai rappresentanti di Consorzi di bonifica, Coldiretti e Comitato Hera Argiva, accusa la Regione: «Gridiamo con i cittadini la nostra rabbia e la paura per i prossimi giorni e per il futuro. Il Comune chiederà il riconoscimento dello stato di calamità naturale, sosterremo cittadini e imprese prorogando ogni tributo locale. La responsabilità va individuata nella Regione, nel comportamento omissivo e burocratico del Genio civile, nei soliti “Signori del No”, che annoverano gli ambientalisti di mestiere, i vari parchi e riserve che impediscono ogni intervento».

Immediata la replica dell’assessore regionale alla Protezione civile, Edoardo Cosenza: «Il Comune di Capaccio avrebbe potuto evitare che le alluvioni si ripetessero nella zona di Gromola presentando progetti per la difesa dal rischio idraulico nell’ambito delle misure di accelerazione della spesa introdotte dalla Giunta Caldoro. Cosa che, invece, non ha fatto. Il progetto è stato presentato dal Consorzio di Bonifica Sinistra Sele che però non è soggetto finanziabile secondo le regole europee. Se quella proposta fosse stata presentata dal Comune, oggi si starebbero portando avanti i lavori di messa in sicurezza dell’area».

Angela Sabetta

©RIPRODUZIONE RISERVATA

GUARDA LO SPECIALE

MULTIMEDIALE

WWW.LACITTADISALERNO.IT