Gregorio, un addio tra fede e lacrime 

Puglietta s’è stretta al dolore della famiglia Esposito. Il saluto degli amici di scuola e le parole del parroco: «Vivrà con noi»

CAMPAGNA. Un addio straziante. Ad attendere la bara bianca dove riposa il 18nne Gregorio Esposito, morto in un incidente stradale, nonostante la pioggia e il freddo, c’è un’intera comunità: volti increduli, commossi. Lo conoscevano tutti, si faceva ben volere Gregorio: era proprio un bravo ragazzo. “Che tragedia” sussurrano in chiesa; si scambiano poche parole, gli occhi sono lucidi ed i visi tirati, nello sforzo di non piangere per essere di conforto a chi ha la disperazione nel cuore.
La salma di Gregorio trasportata a spalle: è l’ultimo appuntamento con amici e parenti nella chiesa di San Nicola da Tolentino a Puglietta, la frazione di Campagna in cui viveva prima del tragico incidente. Al seguito i genitori Americo e Alba, e le sorelle Valeria e Daniela: procedono a piedi, quasi a dilatare il tempo, perché a passo d’uomo anche il dolore più forte diventa percorribile. Ad accompagnare il folto corteo la banda con una musica greve: ci si conosce tutti nei piccoli centri, si condividono gioie e dolori. A presiedere l’omelia è il parroco Don Salvatore che, con un filo di voce, dice: «Non ci sono parole davanti alla scena di un figlio morto, se non per rammentare la speranza della vera vita, perché Dio è dalla nostra parte, nonostante sembrino non esserci spiegazioni al dolore. Gregorio continuerà a vivere insieme a noi, solo in un modo diverso». Sulle pareti della chiesa due striscioni, col volto di Gregorio e la frase: “Solo che non doveva andare così, solo che tutti ora siamo un po’ più soli qui”: è firmata dai ragazzi del Fortunato, l’istituto tecnico- agrario che Gregorio frequentava. Gli amici di scuola sono tutti lì, si tengono stretti, abbracciati, realizzeranno nei prossimi giorni la perdita, ora sono concentrati sul rito dell’addio. La chiesa è gremita: più di 200 persone che si accalcano per un saluto alla bara bianca, ricoperta dai fiori e dalla maglia nerazzurra dell’Inter, la squadra di cui era tifoso. Alla fine della funzione il feretro viene trasportato al cimitero di Campagna dove, nel dolore composto dell’intera famiglia, viene tumulato. Fuori dal cimitero restano domande inevase, che volteggiano nell’aria umida. Qualcuno sussurra che bisogna proteggerla di più, la vita. E quando a morire è un giovanissimo, viene da chiedersi dove è stato l’errore: chi non ha saputo o potuto evitare che accadesse?
Catia Glielmi