Grandinata sui raccolti Aziende agricole in crisi

A Santa Cecilia si contano i danni: intere colture e impianti serricoli distrutti Infante e Conte chiedono lo stato di calamità. E Coldiretti critica la Regione

Le coltivazioni in pieno campo ormai perdute; le serre delle aziende agricole distrutte. Un intero comparto, quello agricolo, in ginocchio dopo l’ondata di maltempo che nei giorni scorsi ha colpito la Piana del Sele e in particolare la zona di Santa Cecilia. «Gli imprenditori agricoli sono allo stremo – racconta il capogruppo dei Democratici di Eboli, Pasquale Infante – Le coltivazioni in pieno campo di carciofi, scarole, finocchi, broccoletti, sono state completamente distrutte dalla pioggia insistente e dalle grandinate con chicchi della dimensione di palline da ping pong che hanno devastato in maniera irreversibile le colture». Le grandinate e trombe d’aria, inoltre, hanno scoperchiato gli impianti serricoli distruggendo le piantine di rucola, insalata, zucchine, pomodori. «I danni sono ingenti – aggiunge Infanti – e per questo chiediamo alla Provincia, alla Regione e in particolare al delegato per l’agricoltura Franco Alfieri di attivarsi per chiedere lo stato di calamità naturale», con «le provvidenze necessarie ad alleviare i danni subiti dalle tante aziende agricole colpite presenti sul territorio».

E mentre il capogruppo Pd Antonio Conte, insieme ai colleghi Petrone e Di Candia, chiede al sindaco Cariello di attivarsi «per la dichiarazione dello stato di calamità naturale», la Coldiretti sottolinea come gli allagamenti delle ultime ore «dimostrano ancora una volta che sono troppo poche le risorse per la tutela del territorio e la manutenzione. Bisogna creare le condizioni affinché gli imprenditori lavorino con serenità altrimenti anche le risorse dei bandi del prossimo Psr rischiano di finire sott’acqua alle prime piogge». Occorre, secondo il presidente di Coldiretti Salerno, Vittorio Sangiorgio, «una maggiore pianificazione di area vasta: i comuni devono collaborare e progettare interventi condivisi perché ormai non esistono più confini rispetto ai danni provocati dalle piogge. Soprattutto, ci aspettiamo un impegno maggiore della Regione: il territorio della provincia di Salerno è fragile e va difeso, soprattutto dove negli ultimi anni si sono registrati i maggiori insediamenti produttivi, urbani e serricoli. Discorso a parte meritano i corsi d’acqua naturali e i fiumi – aggiunge il presidente Sangiorgio – di competenza del Genio civile. Sono trent’anni che non si pianificano interventi di manutenzione. Il rischio idrogeologico è sempre più alto».

Per Vito Busillo, presidente del Consorzio destra Sele, «i problemi maggiori sono stati causati dalla provinciale Aversana e dai canali privati». «È evidente che la manutenzione non basta – sottolinea Busillo – servono anche investimenti per l’allargamento di collettori e colatori, e il potenziamento e la riqualificazione degli impianti idrovori». Il presidente ribadisce che la politica di regolamentazione messa in campo dal Consorzio per gli impianti serricoli è fondamentale per il futuro del comparto: «La regolamentazione che abbiamo attuato, seppur tra tante difficoltà e polemiche, è stata volta proprio alla salvaguardia del territorio e delle imprese. La Piana ospita seimila ettari di serre e circa 60 milioni di mq di impermeabilizzazione che vanno ad aggiungersi agli oltre 12 milioni di mq di aree urbane e industriali. Con la regolamentazione avviata degli impianti serricoli, consentiremo alle imprese di poter operare in sicurezza».

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